Firenze, 29 novembre 2013 - AU REVOIRE, Raffaele, arrivederci. O no? Mentre Francesco Sollecito, due giorni fa, chiedeva in tv «giustizia e verità», poche ore più tardi il figlio si è imbarcato sul volo AF1367 Firenze-Parigi dell’Air France. Ed è stata solo la prima tappa di un lungo viaggio che, da un’aula della corte d’assise d’appello del Palagiustizia fiorentino, lo ha presumibilmente portato sulle spiagge di Santo Domingo da dove era tornato per presenziare ad alcune udienze del processo, che lo vede imputato assieme ad Amanda Knox del delitto di Meredith Kercher. Raffaele ha fatto dichiarazioni spontanee all’udienza del 6 novembre, ribadendo la sua innocenza, e ha assistito a quella di lunedì scorso, prima parte della lunga requisitoria del sostituto procuratore generale Alessandro Crini. Martedì, quando il pg ha concluso chiedendo 30 anni per Amanda e 26 per Raffaele, lui in aula non c’era. Ma il giorno dopo, mercoledì, si è presentato all’aeroporto Amerigo Vespucci con in mano un biglietto per Parigi.

L’EUROPA unita ha abolito le frontiere interne e il controllo dei passaporti fra Italia e Francia non esiste più. Si passa senza problemi. Ma non se sei Raffaele Sollecito. L’occhio attento della polizia di frontiera lo ha riconosciuto e, fra i tanti passeggeri in transito verso l’imbarco dell’Air France, una mano ha fermato proprio lui. Non è dato sapere se abbia tradito nervosismo mentre dagli uffici della Polaria sono partite telefonate verso la procura di Firenze per capire il da farsi. «Può partire? Può andar via?». Questo il senso della conversazione fra la polizia di frontiera e i magistrati. Il risultato è stato inevitabile: Sollecito può viaggiare ovunque pur essendo formalmente gravato da una condanna in primo grado a 25 anni per omicidio.

In procura, comunque, una qualche preoccupazione esiste anche se ufficialmente nessuno parla. Anche in questo caso non è dato sapere, ma è assai probabile che al ragazzo, ricevuto l’ok per l’imbarco, sia sfuggito un sorriso mentre correva verso l’aereo che l’aspettava ed è partito in ritardo proprio per lui. La sua famiglia ne ha sempre assicurato la presenza al processo, ma allo stesso tempo ha fatto capire che la vita di Raffaele sarebbe proseguita fuori dall’Italia. E dunque la domanda è una: Sollecito sarà in aula il giorno della sentenza, il 15 gennaio, o — come Amanda — si guarderà bene dal tornare in Italia, temendo una nuova condanna e il carcere?