Grosseto, 22  aprile 2013 - TENUTA e condizione delle porte stagne della Costa Concordia al momento del naufragio, il 13 gennaio 2012, potrebbero giocare un ruolo fondamentale nel processo in corso a Grosseto. Del resto la rapidità con cui si sono allagati i compartimenti della nave, dopo l’impatto con lo scoglio delle Scole, ha sollevato le rimostranze della difesa del comandante Francesco Schettino, il principale dei sei imputati, da subito.

E alcune conversazioni intercettate un mese dopo il naufragio tra Massimo Garbarino, uno dei comandanti di Costa Crociere, e Paolo Mattesi, responsabile dell’ufficio sicurezza della Compagnia, sembrerebbero avvalorare simili dubbi. A cominciare dall’abitudine sulle navi di lasciare aperte alcune porte stagne, per facilitare le operazioni di passaggio dall’una all’altra anche durante la navigazione, mentre la normativa internazionale impone che «debbano essere chiuse prima della partenza», come hanno sottolineato i magistrati grossetani.

Intercettati il 25 febbraio 2012 (un mese e 12 giorni dopo il naufragio), Garbarino e Mattesi affrontano proprio il problema porte stagne, come riportato a pagina 119 della richiesta di rinvio a giudizio sul naufragio della Concordia. «Ci hanno chiesto — spiega Mattesi — un chiarimento sull’utilizzo delle porte stagne, perché la nostra procedura non si capisce. Sembra quasi che autorizziamo, permanentemente, determinate porte a stare aperte durante la navigazione! Cosa che in realtà era così…», cui replica Garbarino «Sotto mentite spoglie, l’amministrazione no…».

Ma proseguendo a leggere la stessa intercettazione, eseguita dal Roniv dei carabinieri, la conversazione tra i due si concentra sulla «solidità» della costruzione. «E soprattutto queste porte stagne che abbiamo noi — afferma Garbarino — son quelle di quella c…di ditta. Come c….le autorizzano. Perché… perché queste porte stagne qua la tenuta ce l’hanno come una beberna. Dopo due anni è già da cambiare… C’è l’aria».
All’inizio del colloquio telefonico Garbarino e Mattesi si riferiscono ad alcune delle navi Costa, tra cui la Fortuna (quella dell’inchino a Capri nel 2005) e la Concordia. Peraltro proprio al comando di quest’ultima, Garbarino, sei mesi prima del naufragio, si era inchinato al Giglio, con successiva lettera di ringraziamento del sindaco dell’isola, Sergio Ortelli.