Siena, 11 marzo 2013 - Siena la "battaglia" legale che il Monte decise - è il 28 febbraio - di scatenare contro le banche ora si ‘gioca’ sul filo di lana. Infatti nello stesso giorno (il primo marzo) in cui Monte dei Paschi avanza una richiesta danni contro Nomura, la banca d’investimenti deposita un ricorso a Londra contro Mps e chiede di certificare che i propri contratti derivati con l’istituto di credito senese sono validi. Il Monte aveva avanzato una richiesta danni al tribunale di Firenze di 700 milioni per l’operazione Nomura e 500 milioni per Deutsche Bank.

L’azione legale era stata depositata tra le 8,10 e le 8,30 di venerdì primo marzo e potrebbe essere vanificata qualora Nomura e Deutsche Bank fossero riuscite a presentare prima la loro azione di difesa a Londra. La tempistica è fondamentale per decidere dove far svolgere il procedimento. Il timore, fondato, che Nomura presentasse a Londra un ricorso aveva portato a blindare il cda del 28 febbraio. Infatti all’ordine del giorno era stata scritta solo l’azione di responsabilità contro gli ex vertici della Banca Giuseppe Mussari e Antonio Vigni. La segretezza era necessaria perché la richiesta di danni sarebbe stata presentata (come poi è accaduto) la mattina successiva. Era indispensabile bruciare sul tempo Nomura che con il derivato Alexandria ha fatto perdere a Mps centinaia di milioni.

Eppure qualcuno aveva violato il segreto dall’interno del cda. La decisione presa, infatti, non era neppure transitata dal capo dell’area comunicazione David Rossi suicidatosi il 6 marzo per le voci velenose che pare lo collegassero alla fuga di notizie. Rossi non sapeva, ma qualcun’altro sì, tanto che all’indomani la notizia era stata pubblicata su "Il sole 24 ore". Afronte di questo l’ad Fabrizio Viola aveva presentato (sempre il primo marzo) un esposto per insider trading che spinse il 5 marzo i pm a perquisire i consiglieri (non indagati) Lorenzo Gorgoni e Michele Briamonte. Non trovarono, pare nulla di interessante.

Interessante, invece, si sta facendo il filone svizzero a carico dell’ex capo area finanza di Mps Gianluca Baldassarri arrestato lo scorso 14 febbraio e trasferito tre giorni fa da San Vittore al carcere fiorentino. Il gip di Siena, infatti, aveva deciso per il prosieguo della custodia cautelare vista la nota del 4 marzo dell’autorità elvetica. In quella nota si evidenzia che "Baldassarri risulta segnalato in via amministrativa e indagato per riciclaggio, essendovi indizi che questi abbia depositato o fatto transitare denaro provento di reato su relazioni bancarie svizzere".

L’ex capo area finanza di Mps indicato dagli inquirenti come membro della "banda del 5%" - nello stesso dossier sono coinvolti anche il suo ex vice Alessandro Toccafondi e tre broker esterni alla Banca Fabrizio Cerasani, David Ionni e Luca Borrone - avrebbe, dunque, pendenze giudiziarie per riciclaggio in più cantoni svizzeri dove gli sarebbero state bloccate alcune decine di milioni di euro. Nel corso dell’interrogatorio nel carcere di Milano, Baldassarri alle domande dei pm senesi su quali fosse l’origine del denaro sequestrato dalle autorità italiane si avvalse della facoltà di non rispondere. L’ex dirigente di Mps verrà interrogato nuovamente
alla fine di questa settimana.

di Cecilia Marzotti