Siena, 20 febbraio 2013 - Perquisizioni «a sorpresa» del nucleo valutario della Guardia di Finanza, guidato dal generale Giuseppe Bottillo, su disposizione dei magistrati che coordinano l’inchiesta sulla passata gestione del Monte dei Paschi. I militari delle fiamme gialle sono tornati a suonare nelle abitazioni dell’ex presidente di Rocca Salimbeni, Giuseppe Mussari, dell’ex direttore generale, Antonio Vigni, e nell’abitazione e nell’ufficio di David Rossi, capo dell’area comunicazione del gruppo Montedeipaschi, arrivato a Rocca Salimbeni seguendo Mussari di cui è stato stretto collaboratore sin dal 2001.

Ovvero da quando l’avvocato calabrese divenne presidente della Fondazione Mps e lo chiamò ad occuparsi della comunicazione dell’ente di Palazzo Sansedoni. Rossi non è indagato, come ha spiegato una fonte vicino all’inchiesta, ma certo le perquisizioni si fanno «a sorpresa» quando si cercano «prove, documenti o riscontri». Riscontri che secondo uno dei difensori di Mussari, l’avvocato Fabio Pisillo, ieri non sono stati trovati «visto che a lui niente è stato sequestrato».

Mentre all’ex direttore generale Vigni sarebbero stati sequestrati un computer e un Ipad. I capi di imputazione per l’ex presidente e Vigni sono sempre gli stessi: ostacolo alla vigilanza, anche in concorso con l’ex capo dell’area finanza Gianluca Baldassarri, manipolazione dei mercati e falsa informazione in prospetto. In particolare il riferimento è al contratto per la ristrutturazione dell’operazione Alexandria con la banca giapponese Nomura. Contratto ritrovato dal nuovo management Mps all’interno della cassaforte di Vigni a Rocca Salimbeni.

Ma perché queste nuove perquisizioni? E, soprattutto, perché anche a casa di «una persona informata sui fatti», come David Rossi? Non è escluso che gli inquirenti abbiano voluto verificare alcune dichiarazioni raccolte durante gli interrogatori e le testimonianze raccolte negli ultimi giorni.

Ieri i pm (Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso) hanno avuto anche un vertice con gli ispettori di Bankitalia, con i quali continuano a collaborare fin dagli albori di un’inchiesta partita proprio per verificare se all’autorità di vigilanza il Monte aveva nascosto la verità sul Fresh da un miliardo di euro che, per i magistrati non era un aumento di capitale ma un vero e proprio prestito.

Intanto oggi il Tar del Lazio dovrà decidere in merito alla regolarità del via libera ai cosiddetti ‘Monti-Bond’ per 3,9 miliardi in favore di Mps. E c’è anche una nuova lettera del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, datata 13 febbraio 2013, tra i documenti depositati ieri dal ministero dell’Economia al Tar del Lazio. E’ stato il Codacons ad avviare un ricorso davanti ai giudici amministrativi per bloccare l’erogazione del prestito pubblico da circa 4 miliardi che sta per essere erogato alla banca di Rocca Salimbeni.

Nella lettera Visco conferma al ministero di via XX settembre, su richiesta di quest’ultimo, il contenuto della valutazione tecnica fatta dal Direttorio di via Nazionale lo scorso 26 gennaio. I documenti sono stati depositati da via XX Settembre in busta sigillata. Il fatto che vi sia inclusa anche la nota recentissima del Governatore, lascia pensare che l’emissione dei titoli da parte dei vertici della Banca (hanno ricevuto la delega dal cda) sia più vicina.