Siena, 19 febbraio 2013 - "Non è solo una questione di gestione bancaria, ma anche di attività criminali". È un giudizio tagliente e pesante quello del presidente della Bce Mario Draghi nel corso dell’audizione all’Europarlamento sul suo ruolo in Bankitalia prima di andare a Francoforte. Una lama che affonda e fa male quella dell’ex governatore di Bankitalia, che poi rivendica di essere stato lui ad avviare "due ispezioni su Mps" e per questo rimanda ai comunicati pubblici di Bankitalia e alla valutazione positiva del Fondo monetario internazionale sull’azione "tempestiva e appropriata" dalla stessa banca centrale italiana.

E mentre Draghi parla a Bruxelles, a Milano emergono le motivazioni che hanno portato il gip, Alfonsa Maria Ferraro, a disporre la misura cautelare in carcere per l’ex capo dell’area finanza di banca Mps, Gianluca Baldassarri. "Dall’esame degli atti si può affermare - scrive il gip - che fino alla primavera scorsa la gestione realizzata dal management e dai soggetti che hanno ricoperto ruoli apicali ha posto l’istituto in una condizione di precario equilibrio economico finanziario". E a proposito del contratto con Nomura, per il gip "Baldassarri deve essere ritenuto partecipe se non ispiratore della comune volontà che detto documento non fosse in alcun modo conosciuto dagli ispettori di Bankitalia". La dottoressa Ferraro oltre a evidenziare le reali possibilità di fuga di Baldassarri ha citato anche le dichiarazioni rese dall’ex direttore generale di Mps, Antonio Vigni, e dal successore di Baldassarri a Rocca Salimbeni, Sergio Vicinanza.

Intanto le procure di Siena e di Firenze continuano a stringere il cerchio sui rapporti fra il Pd e il Pdl all’ombra del Monte dei Paschi. In particolare rispetto a un presunto "patto segreto" siglato del 2008 e attribuito a Denis Verdini (all’epoca coordinatore nazionale di Fi) e Franco Ceccuzzi (allora onorevole Pd e nel 2011 eletto sindaco di Siena, prima di dimettersi 10 mesi dopo ‘impallinato’ da 8 consiglieri della sua stessa maggioranza). Il documento, sul quale mancano le firme, è in mano ai pm che, finora, non avrebbero trovato conferme all’autenticità del documento. Non è escluso, quindi, che si tratti di una ‘patacca’.

Nel documento "l’onorevole Verdini si impegna a garantire supporto e sostegno all’attuale maggioranza locale, garantendo tutti quei canali necessari a livello di Governo nazionale per le problematiche relative alla Banca e Fondazione", ottenendo la garanzia di un certo numero di posti fra cda della banca - oltre alla presidenza di Antonveneta - e deputazioni della Fondazione. Nel testo si parla poi dell’impegno, in vista delle amministrative del 2009, "a ricercare una candidatura del Pdl per la presidenza della provincia di Siena che non tenti di sconvolgere gli attuali equilibri" e a rifuggire a "qualsiasi accordo destabilizzante con le liste civiche" in diversi comuni senesi che sarebbero andati al voto.

Ceccuzzi e Verdini smentiscono l’esistenza di un accordo a loro nome e minacciano querele. Ma su tutto questo ieri i magistrati - i pm fiorentini Luca Turco e Giuseppina Mione (che indagano sul Ccf presieduto da Denis Verdini fino al 2010) e quello di Siena Aldo Natalini (uno dei titolari dell’inchiesta sul Monte) -, hanno
ascoltato per tre ore Angelo Pollina, ex consigliere regionale Pdl e attuale coordinatore regionale di Fli, e poi il coordinatore regionale del Pd, Andrea Manciulli.

di Gigi Paoli e Tommaso Strambi