Firenze, 7 aprile 2012 - Violenze e abusi, preti e ragazzini, vicende turpi che gli uomini in tonaca nera, ma anche porpora, capaci di tenersi in seno segreti millenari, preferiscono glissare liquidandole, con paternale condiscendenza, come ‘fango’. Oppure, come in questo caso: «Macchè violenza, solo una banale ‘pacca sul sedere’».
Non è proprio così se è vero che la procura con il pm Giuseppina Mione, stava lavorando nel segreto più assoluto su questo rivolo scaturito dall’indagine sull’attentato a monsignor Giuseppe Betori. Una lettera anonima ma tanto circostanziata da essere facilmente riconducibile all’autore, era stata inviata sia agli inquirenti che alle autorità vaticane. Da queste ultime non era arrivato nessun segnale, ma la Procura si era mossa subito.
 

 

L’altra mattina intorno alle 8 è scattata la perquisizione a don Daniele Rialti, nel 2008 viceparroco a San Giovanni Evangelista di Empoli, promotore di giustizia (equivalente del pm) del tribunale ecclesiastico diocesano e sacerdote alla Madonnina del Grappa. Il prete è stato accusato da un altro prete, il suo ex parroco don Paolo Cioni, di violenza sessuale nei confronti di ragazzi. Con la stessa ipotesi di reato, aggravata però dallo stato di necessità e di minorata difesa anche per sudditanza psicologica nelle quali versavano le sue vittime, è iscritto nel registro degli indagati dello stato italiano.
 

 

Giovedì 5 le due abitazioni di don Rialti sono state perquisite dalla Mobile coordinata da Filippo Ferri. Alla Madonnina del Grappa sono andati il dirigente della Digos Lorenzo Manso e i suoi uomini. Sequestrato materiale definito molto interessante, cartaceo e informatico. Anche lettere di un certo interesse oltre a numeri di telefono, contatti, agende.
 

 

Perquisito anche un meccanico albanese, poco più che ventenne, uno che potrebbe sapere molte cose, che sarebbe stato abusato da don Rialti e che nel 2009 aveva già raccontato a qualcuno nell’ambito ecclesiastico, quello che stava accadendo. Non fu creduto all’epoca. Perchè credere a uno sfortunato ragazzotto albanese? O comunque non fu creduto abbastanza: nessuno informò polizia, carabinieri o magistrati. L’altra sera sarebbe stato ascoltato in questura fino a tardi. per quasi 4 ore.
Persona informata dei fatti.
 

 

Il giovane avrebbe sostanzialmente confermato quello che già risultava agli atti della recente indagine ma che all’epoca fu bollato come ‘sudicio da spazzare sotto il tappeto’. Abusi sessuali? . Interesse morboso verso ragazzini? Ancora sì. Verso lui stesso ma anche altri coetanei o forse ancor più giovani? Drammaticamente è ancora sì. E adesso il giovane albanese ha paura: i preti sono potenti, lo ha sempre pensato, non si sente tranquillo teme ‘ritorsioni’, ha paura di essere rispedito nel Paese delle Aquile con un qualsiasi pretesto. Per atavica impostazione mentale ha sempre avuto paura delle tonache e delle divise. Adesso sembra finalmente essersi liberato di un peso ma dovrà ripetere il suo racconto ancora tante volte: al pm poi al giudice, infine in aula.
 

am ag