La Spezia, 18 novembre 2011 - La piena del Magra non solo ha messo in ginocchio le popolazioni dei territori che si affacciano lungo il percorso del fiume e le realtà produttive della cantieristica navale ’pesante’ ma ha assestato anche un colpo micidiale al comparto nautico, quello delle darsene, degli ormeggi e dei servizi annessi, quelli delle manutenzioni, dei rimessaggi a terra.

 

Oltre ai danni alle strutture, pesa, sul disastro generale, il fenomeno dei natanti e delle imbarcazioni travolti dalla piena e ’spediti’ al largo nella notte di tregenda fra il 25 e il 26 ottobre. Le denunce di scomparsa complessivamente si sono attestate a quota 170: 110 natanti (barche fino a 10 metri di lunghezza) e 60 imbarcazioni (unità da 10 a 24 metri di lunghezza). Novanta sono le barche ritrovate (50 natanti e 40 imbarcazioni) nei giorni successivi, in varie forme: spiaggiate da qualche parte, prese al traino da vedette istituzionali e da mezzi di privati che le hanno localizzate e agganciate al largo. Ne mancano, dunque, ancora all’appello 80 (20 imbarcazioni e 60 natanti).

 

Per le barche-desaparecide il timore degli armatori è che siano affondate. Resta la speranza (residua) che si trovino ancora in circolazione o che siano state nel frattempo trasportate dalle corrente in lidi lontani, confidando in un atterraggio morbido. Per questo c’è chi cerca il suo bene nel ponente ligure, fino alla Francia ’memore’ del percorso compiuto dagli scomparsi di Vernazza, i cui cadaveri sono riaffiorati nella costa fra Tolone e Saint Tropez. Ma dolori sono anche per gli armatori che, nella sfortuna, hanno avuto la fortuna di tornare in possesso della loro barca. Pochissime le unità trovate del tutto indenni. Ammaccature e danni ancor più grossi segnano scafi e alberture (nel caso di barche a vela).

 

C’è poi il «nodo» del compenso da riconoscere a chi ha trovato le imbarcazioni alla deriva. E’ andata bene a quegli armatori la cui imbarcazione è stata localizzata e presa al traino dalle vedette istituzionali della Guardia Costiera, dei Vigili del Fuoco e della Polizia. Per loro nessun esborso. Ma se il ritrovamento è stato compiuto da privati, è legittima, da parte di questi ultimi,la pretesa di un compenso fino ad un terzo del valore delle unità. C’è chi si è lanciato nelle ricerche con puro spirito di solidarietà marinaresca ma che anche chi lo ha fatto per business e ha presentato il conto, in alcuni casi, là dove questo si è rivelato particolamente salato, incappando in reazione del tipo: «Ma questa è pirateria!».

 

Di qui ilcontenzioso che si profila all’orizzonte. E’ quello relativo ad alcuni degli yacht più grandi per localizzare i quali gli operatori delle darsene, di concerto con gli assicurazioni, avevano messo in volo, la mattina del 26 ottobre, un elicottero, giungendo ad individuare dall’alto le unità, avviandone il recupero mirato che, però, è stato ’anticipato’ da chi poi, fiutando l’affare, già all’alba aveva preso il largo.