Toscana, 11 marzo 2011 - Il decreto Romani sta strozzando colossi come la Power One di Terranova Bracciolini o come la Isi di Scandicci, ma anche piccolissimi imprenditori. E agricoltori. Emblematico il caso di un contadino di Campagnatico, in provincia di Grosseto, che ha scritto alla Regione non sapendo più a quale santo rivolgersi.

Perché aveva deciso di demolire due vecchi capannoni agricoli e di rifarli nuovi, mettendosi sopra gli impianti per l’energia fotovoltaica. Costo? 550 mila euro. Buona parte dei quali ottenuti attraverso il finanziamento da una banca. Che ha immediatamente sospeso l’erogazione non appena è stato pubblicato il decreto. Il contadino è nei guai, visto che i lavori per la demolizione dei vecchi capannoni sono già stati fatti e che stanno per essere montati quelli nuovi. «Come farò a pagare?», chiede, non senza disperazione, nell’accorata lettera.


E’ solo una delle tante storie legate al taglio degli incentivi sugli impianti fotovoltaici, deciso nel decreto Romani, che «spegnerà» la luce a fine aprile. La Toscana si sta mobilitando; dopo i vertici della Regione e le aziende più importanti, come Power One e Easy Green, tocca alle categorie economiche.

Ieri Cna Toscana, tramite il presidente regionale Valter Tamburini, ha dato altre cifre. «Lo sciagurato decreto sta causando il blocco del lavoro per le imprese che operano in questo settore, uno dei pochissimi che non ha risentito della crisi. E si tratta di migliaia di imprese e 20mila posti di lavoro a rischio».

Scende in campo anche la Cgil con il segretario Alessio Gramolati: «Abbiamo denunciato la inaccettabilità del provvedimento e i rischi che ne derivavano prima ancora che fosse stato licenziato dal Governo - spiega Gramolati - e oggi diciamo che è arrivato il tempo della mobilitazione per evitare il disastro. In gioco c’è molto più di un settore importante».

«Non si spegne il sole per decreto, il provvedimento va immediatamente ritirato. Non ci tranquillizza - prosegue - l’affermazione del ministro Romani che fra 20 giorni si avrà la definizione degli incentivi. I 20 giorni che si prende il ministro sono tanti per chi ha deciso di investire. Rischiano di fare la differenza fra sviluppo sostenibile e declino, fra lavoro e disoccupazione».

L’aspetto paradossale è che il decreto sgombra il campo da una polemica tutta toscana per la proliferazione di impianti fotovoltaici, che aveva innescato l’assessore all’ambiente e energia, Anna Rita Bramerini (nella foto), contestando i troppi impianti solari dei quali si chiedeva l’autorizzazione. «L’alta concentrazione di questo tipo di impianti - scriveva l’assessore Bramerini - unita all’occupazione di grandi spazi, finora destinati all’agricoltura, rischia di compromettere equilibri ambientali e paesaggistici unici, da tutelare».

Seguì un confronto, anche aspro, con le tre commissioni interessate, fino alla proposta di legge licenziata dai commissari di Agricoltura, sviluppo economico e Territorio, contemporaneamente alla lettera di protesta contro il decreto Romani. La proposta di legge dà il via libera agli impianti superiori a 1 Mw, già autorizzati. E stabilisce che le aree agricole Dop e Igp devono essere definite «non idonee all’installazione del fotovoltaico».