Firenze, 17 novembre 2010 - MONITORARE la quantità degli inquinanti a Firenze con un metodo naturale. E’ la proposta del professor Luigi Brighigna, docente in pensione di Botanica nel corso di laurea in scienze biologiche dell’università di Firenze. Il professor Brighigna ha in programma di effettuare un esperimento per il rilevamento di inquinanti atmosferici attraverso l’utilizzo di una pianta neotropicale con grandi capacità di adattamento in ogni condizione meteo.

 


LA TILLANDSIA, questo il nome del genere di piante vive senza radici, aggrappata a alberi, reti di recinzione o anche fili elettrici e antenne televisive. Cattura l’umidità dell’aria tramite apposite strutture poste sulle foglie chiamate tricomi. "Assieme all’umidità - ha detto il professore - catturano anche il pulviscolo atmosferico che contiene agenti inquinanti. Gli studi da me condotti sono stati indirizzati all’utilizzo queste piante come biorivelatori di inquinanti atmosferici in particolare per rivelare gli Ipa, ossia gli idrocarburi policiclici aromatici; sostanze provenienti dalla incompleta combustione dei carburanti che hanno effetto cancerogeno".

 

 

IL PRIMO esperimento pilota è durato sei mesi: in un’aiuola di piazza Donatello, sono state collocate piante di Tillandsia in una struttura metallica.
Al termine del periodo di esposizione, le piante sono state analizzate al dipartimento di chimica di Bologna. Secondo i risultati del test, oggetto di una pubblicazione su rivista internazionale del professore e dei suoi collaboratori, la Tillandsia può essere usata per monitorare l’inquinamento.
 

 

UN SISTEMA valido per capire quali sostanze respiriamo. Ma non un ‘miracolo mangiasmog’, anche se sarebbe stata dimostrata la capacità minima di trattenere gli inquinanti. L’utilizzo delle piante, segue una tendenza mondiale per cui il monitoraggio dell’inquinamento si può effettuare sperimentalmente con organismi biologici: l’uso dei licheni per esempio come indicatori della presenza nell’aria di sostanze tossiche quali l’anidride solforosa, ossidi di azoto, cloro, polveri e metalli pesanti risale a molti anni addietro.

 


RECENTEMENTE sono state prese in considerazione piante di tulipani e gladioli per rilevare la presenza di fluoruri nell’atmosfera di erba medica per l’anidride solforosa e di tabacco per la rilevazione dell’ozono come prodotto inquinante dell’aria. Il professor Brighigna tuttavia è convinto che il biomonitoraggio dell’ambiente aereo trovi nelle Tillandsie gli organismi vegetali più indicati allo scopo dal momento che esse fanno a meno di qualsiasi mediazione del terreno nei loro rapporti con l’ambiente. "Siamo al lavoro per ripetere nuovamente la sperimentazione, per fornire agli amministratori pubblici una valutazione dell’inquinamento atmosferico in Firenze. Ma la nostra idea è che si debbano fare dei monitoraggi specifici per la cintura viaria che corre lungo il perimetro della ztl".

 

UTILIZZANDO un metodo naturale, che magari potrebbe avere effetti anche positivi in termini di riduzione dell’inquinamento.