Firenze, 17 aprile 2010 - Alle sei della sera, in un’aula del tribunale troppo piccola per contenere cuori e dolori, il giudice per l’udienza preliminare David Monti si schiarisce la voce, sottolinea un «non sono ammessi commenti» e mette il suo sigillo alla tragedia di Carlotta Fondelli: il vigile Francesco Battipede — alla guida dell’auto civetta della polizia municipale che il 14 luglio 2009, all’incrocio fra viale Amendola e via Fra’Giovanni Angelico, travolse e uccise la diciottenne — viene condannato a due anni e otto mesi di reclusione per omicidio colposo, a due anni di sospensione della patente, al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 540mila euro alle parti civili e al risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede.

Per il giudice — che va addirittura oltre le richieste del pubblico ministero Fedele La Terza, fermatosi a due anni e sei mesi — il vigile non è solo responsabile di quanto accaduto a Carlotta, ma la sua azione colposa è aggravata dalla qualifica di pubblico ufficiale. Se questa sentenza venisse confermata nei gradi successivi, Battipede rischierebbe il carcere.

E’ un colpo durissimo per la difesa del vigile, sostenuta dagli avvocati Federico Bagattini e Francesco Bellucci, che al mattino avevano puntato sui «ragionevoli dubbi» nella ricostruzione dell’evento. La sentenza di Monti sgombra invece il campo da ogni incertezza: Edoardo Conti, il fidanzato di Carlotta che quella tragica sera guidava lo scooter, non andava troppo forte; Carlotta aveva il casco regolarmente allacciato; non c’è nessun concorso di responsabilità nel drammatico evento; il vigile passò con il semaforo rosso, a sirena spenta e senza alcuna necessità di urgenza nel compiere tutto questo, dato che stava semplicemente trasportando al comando, con altri due colleghi, una prostituta da identificare. Non solo: spostò l’auto dopo l’incidente, cosa abnorme tanto più se commessa da un pubblico ufficiale.

La lettura del dispositivo scatena reazioni opposte. Luca Fondelli, il padre, piange così come i nonni; la mamma ha lo sguardo perso; la sorella gemella Flavia abbraccia le decine di amici che si accalcano alla porta dell’aula. L’emozione travolge, soprattutto nelle lacrime di Luca Fondelli. Da tutti arriva la stessa frase: «La verità è venuta fuori, giustizia è stata fatta». Gli esperti del diritto, dal canto loro, non si possono far sommergere dall’emotività.

Ma questa storia non lascia indifferente nessuno, né da una parte né dall’altra. Il pm La Terza si dichiara «più che soddisfatto» e a fatica conquista l’uscita dall’aula per rispondere ai tanti ringraziamenti dei familiari. Gli avvocati di parte civile si dividono fra chi si aspettava una sentenza esemplare e chi pensava si andasse sotto i due anni, la soglia per concedere la sospensione condizionale della pena. Per Francesco Maresca «è una sentenza giusta ed equa»; Alessandro Traversi sottolinea «il totale respingimento dell’ipotesi del concorso di colpa»; Simone Zani attacca stigmatizzando la manifestazione dei vigili di ieri mattina vicino al tribunale. Dall’altra parte c’è, invece, il gelo. Patrizia Polcri, legale dell’assicurazione, sibila un «eccessivo», mentre Federico Bagattini, uno dei due avvocati di Battipede, è furibondo: «Scommetto sulla mia reputazione professionale che questa sentenza sarà ribaltata in appello. Tutto questo è incommentabile».

Fuori, intanto, si piange e ci si abbraccia. Spicca, nella folla commossa, lo sguardo fiero di Flavia Fondelli: «Il vero calvario comincia da domani, quando non avremo più lo stimolo del processo per andare avanti e prenderemo fino in fondo coscienza che Carlotta non c’è più e mai nessuno ce la renderà». Luca non smette di piangere: «Non si può vivere così».