1 gennaio 1816, l’anno senza estate: quando il mondo non vide più spuntare il sole

Una piccola era glaciale: il mondo sprofondò nel buio inverno e nella carestia, ma l’atmosfera lugubre ispirò romanzi capolavoro e un'invenzione rivoluzionaria

La tempesta di neve di Francisco Goya (foto Ansa)

La tempesta di neve di Francisco Goya (foto Ansa)

Firenze, 1 gennaio 2023 - Il 1 gennaio del 1816 iniziava un anno unico evstraordinario, e per questo passato alla storia. Il sole, letteralmente, scomparve. Si mise a piovere e nevicare ovunque, e il cattivo tempo rese difficile persino uscire di casa. All’epoca non esistevano i satelliti e le previsioni metereologiche, perciò nessuno sapeva spiegarsi quel che stava avvenendo. Una cosa è certa: in tutta Europa, come in America e non solo, l’inverno sembrava non finire mai. Il ritmo naturale delle stagioni quell’anno si interruppe bruscamente. Le persone aspettavano invano il fiorire della primavera e il germogliare dei fiori. Passavano i mesi e solo sui calendari arrivò l’estate, perché di fatto il sole, nascosto da una fitta coltre di nubi e di nebbia, non fece mai capolino. Le nevicate erano incessanti e il ghiaccio non si sciolse mai, i caminetti delle case rimasero accesi per tutto l’anno, a dicembre come ad agosto. Fu un anno terribile: il grano non crebbe e, a ottobre, l’uva non maturò. Il fiume Reno esondò, le tempeste di neve procurarono molti morti in New England, in Pennsylvania i fiumi ghiacciarono a luglio e anche ad agosto, in Italia per un anno intero cadde una neve ‘rossa’ di cenere. I raccolti europei come quelli degli Stati Uniti e del Canada andarono in fumo. Non era rimasta più farina per fare il pane, e la gente già sfinita dalle guerre napoleoniche, era esasperata. Mancò il foraggio per dar da mangiare agli animali, che vennero macellati in quantità. Mancò il cibo, la frutta, la verdura, e le persone cominciarono a mangiare anche il muschio pur di sfamarsi. Scoppiarono rivolte popolari in Gran Bretagna e in Francia e i magazzini di grano furono presi d’assalto e saccheggiati. Ma cos’era successo? Perché mai si verificò quell’anno senza estate, che lo storico John D. Post ribattezzò "l'ultima grande crisi di sopravvivenza nel mondo occidentale"? Una spiegazione scientifica si ebbe solo molto tempo dopo: tutto ebbe origine l’anno prima, il 1815, quando il vulcano Tambora, in Indonesia, si risvegliò. Gli effetti di questa potentissima eruzione, una tra le più terribili della storia, si ebbero l’anno dopo in tutto il mondo, che sprofondò in un inverno senza fine. Era successo infatti che l'enorme quantità di polveri, cenere e gas sprigionata dal vulcano, fecero da filtro ai raggi solari, provocando così una piccola era glaciale, che durò anche gli anni dopo. Tuttavia da quell’evento avverso nacquero anche delle buone cose: in letteratura ad esempio, quel clima così gelido e ostile ispirò un capolavoro. Quell’anno infatti Mary Shelley era ospite di lord Byron sul lago di Ginevra. E visto che non poteva fare nessuna villeggiatura, trovandosi a condividere la casa con altri amici letterati, dal momento che non potevano uscire perché il tempo non lo permetteva, stufi di giocare a carte e di divertirsi a raccontare reciprocamente storie di fantasmi e romanzi tenebrosi, decisero di sfidarsi scrivendo storie dell’orrore di proprio pugno. A quel punto, ispirata dall’atmosfera lugubre di quell’anno senza estate, Mary Shelley scrisse "Frankeinstein", leggenda vuole dopo un incubo. Venne pubblicato nel 1818 diventando un classico dell'horror. Altra curiosità non da poco: in quel gruppo di intellettuali c’era anche John Polidori che scrisse “Il vampiro”. Ma c’è di più: al barone Karl Drais, che senza foraggio non poteva dar da mangiare ai suoi cavalli, venne un’idea: costruire un nuovo mezzo di trasporto che li sostituisse. Nacque così il prototipo della moderna bicicletta. Nasce oggi Pierre de Coubertin nato il 1 gennaio 1863 a Parigi. È stato dirigente sportivo, storico, pedagogo, noto per essere stato il fondatore dei Giochi olimpici moderni. Ha scritto: “Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla. L’importante non è vincere, ma partecipare per poter vincere”.