Covid e Rsa: le indagini dei Nas, i morti, i protocolli. Un tragico replay

La seconda ondata autunnale si è affacciata violenta di nuovo proprio nelle Residenze sanitarie assistenziali. Dove gli anziani erano rimasti, pensando di essere passati indenni davanti allo spettro della pandemia

Controlli covid

Controlli covid

Firenze, 29 ottobre 2020 - Non sono bastati 170 morti in Toscana nel primo lockdown primaverile per far capire che le Residenze sanitarie assistenziali sono l'anello debole della filiera della battaglia contro il Covid? La seconda ondata autunnale si è affacciata violenta di nuovo proprio lì. Dove gli anziani erano rimasti, pensando di essere passati indenni davanti allo spettro della pandemia che attanaglia proprio i più deboli. Di nuovo le Rsa in Toscana sono scenario di tragedie, dolore, lacrime. Morte. 

Se ne vanno gli ottantenni, con patologie nella cartella clinica come una lista della spesa e sulle spalle di una vita. Pensavano di morire di vecchiaia, con gli acciacchi che avevano giocato a scacchi con le medicine prese ormai come le mentine al cinematografo. Gente che ha visto la guerra e che pensava di farcela anche stavolta pensando che il Covid se ne fosse andato come la ritirata dei tedeschi lungo il crinale dell'appennino. E invece no.

 Le Rsa dovevano essere blindate la prima volta, da marzo scorso; a maggior ragione dovevano essere in cassaforte adesso. Non è andata così, non sta andando così. 

Il virus si è nuovamente insinuato, non dal pergolato del giardino con le panchine verdi smeraldo, ma dalla porta principale. Ed è una lista lunga lunga di morte. Uno dopo l'altro, i nonni se ne vanno. Come nella maledetta primavera 2020. Adesso è un autunno buio. E se non ci sono decessi ci sono contagi a valanga, positivi su positivi. Isolamento, trasferimento, divisione dei reparti. Le circolari sono state firmate, i regolamenti sono stati emanati. Si muore lo stesso. Un replay drammatico. 

I primi casi della seconda ondata che hanno fatto innalzare l'asticella dell'attenzione a Greve in Chianti. Dieci morti, l'ultimo bilancio di due domenica fa. Due giorni fa altro conto tragico a Sesto Fiorentino: altri dieci morti. E poi una raffica di focolai anche nelle Rsa di Lucca, Pistoia. Empoli. Perché? La lezione non è stata imparata? Non è stato sufficiente fare il conto di 170 morti tra marzo e maggio scorso?

Ci sono indagini in corso partite da FIrenze, Prato, Lucca e Arezzo. I Nas dei carabinieri stanno lavorando giorno dopo giorno. Stanno ascoltando parenti delle vittime, amministratori delle Rsa coinvolte nelle tragedie, dirigenti delle Asl e dell'assessorato alla  Sanità della Regione. Hanno acquisito i documenti formali (circolari e protocolli, regolamenti e disposizioni) della Regione Toscana, stanno verificando l'applicazione nelle strutture. Hanno in mano gli esposti dei familiari e i risultati delle autopsie per capire quanto il Covid abbia inciso su persone malate spesso con patologie croniche pesanti. Tra le Rsa più colpite nella primavera scorsa ci sono state quella di Bucine, in provincia di Arezzo,12 morti e della vicina Montevarchi, 18 morti.  

LO SCENARIO 

In Toscana sono 322 le Rsa e le Rsd (residenze per disabili) per circa 14mila ospiti: 221 sono a gestione privata, 101 a gestione pubblica di cui 42 dell'Asl e la altre di Comuni, onlus e terzo settore. In totale sono 14.349 i posti letto di cui 6.642 per la zona Centro (Firenze, Pistoia, Prato, Empoli), 4.166 per la zona nord ovest (Lucca, Pisa, Massa, Carrara, Viareggio, Livorno), 3541 per il sud est (Arezzo e Grosseto). Tantissimi i casi di Covid. Nel primo lockdown oltre alle vicende aretine, tragedie anche a Firenze e nella città metropolitana, a Empoli e Fucecchio, a Pescia, a Sarteano, a Livorno e Piombino, a Gallicano e Lammari, in Versilia.

L'INTERROGATIVO

 Perché i protocolli della Regione Toscana sono diventati spesso operativi solo a crisi evidente? Negligenze? Sottovalutazione? O mancata lungimiranza nel prevedere che il coronavirus colpisse gli anziani, spesso già carichi di malattie anche gravi? Il governatore toscano Enrico Rossi, in carica fino all'inizio di ottobre scorso,  ha sempre sottolineato: «La Regione è intervenuta per problemi creati non da noi perché protocolli e circolari su cosa fare per anziani e operatori sanitari sono state indirizzate alle Rsa da inizio marzo. Chi le gestisce doveva attuare le raccomandazioni». Le critiche non sono mancate: Stefano Mugnai, deputato di Forza Italia, aretino è stato il primo ad alzare il velo sul caso Bucine: «Regione responsabile, altroché». Paolo Marcheschi, già consigliere regionale di Fratelli d'Italia ha puntato il dito sul mancato controllo della Regione sulle Rsa. 

LA RICOSTRUZIONE

La ricostruzione dice che dal 2 marzo 2020 la Regione aveva dato precise indicazioni su come comportarsi con una circolare sull’organizzazione dell’accesso e per evitare assembramenti. Il 5 marzo le strutture sono state invitate ad adottare tutte le misure necessarie. L’11 marzo altre indicazioni. Il 15 marzo sospese le attività delle strutture semiresidenziali garantendo, per i casi ritenuti necessari, assistenza a domicilio o ricovero in strutture residenziali. Il 29 marzo sono state definite le “modalità di gestione dei casi positivi con presa in carico del servizio sanitario dei pazienti sintomatici con condizioni instabili» fino ad arrivare al commissariamento delle strutture che non garantivano gli standard di sorveglianza.  

LA MOBILITAZIONE 

Il neo presidente della Toscana Eugenio Giani ha firmato la sua prima ordinanza per il rinnovo, fino al 31 gennaio 2021, delle disposizioni che riguardano Rsa e Rsd, per il contrasto al Covid, appena insediatosi. "C'è da dare continuità - ha detto Giani - ad un lavoro ben avviato, che individua i percorsi da seguire in caso di positività al Covid di uno o più ospiti delle strutture residenziali". L'ordinanza precisava che l'ospite che risulta positivo al covid dopo un test sierologico, anche in attesa del test diagnostico molecolare, dovrà essere preso in carico dal Servizio sanitario regionale utilizzando il percorso assistenziale più appropriato. Si dovrà poi procedere alla separazione, in diverse strutture o setting assistenziali, degli ospiti risultanti positivi o dubbi, attuando i livelli di cura e assistenza sanitaria previste per le cure intermedie. Il contenuto dell'ordinanza permette alle Asl territorialmente competenti di trasferire per il tempo necessario alle sostituzioni proprio personale nelle strutture private che ne abbiano necessità.  Pochi giorni dopo Giani ha bloccato anche le visite dei familiari. Rsa di nuovo blindate.

L'ATTACCO 

Stefano Mugnai si è legato al dito il caso Rsa a partire da Bucine. Non molla. Come nel primo lockdown drammatico. E accusa: "Sono 12 i decessi tra gli 84 ospiti della Rsa San Giuseppe di Sesto Fiorentino, tutti positivi al Covid-19 tranne due. Lo ha annunciato la Asl Toscana Centro tracciando un bilancio della situazione nella struttura dove da circa tre settimane si è formato un focolaio per Coronavirus. I fatti di Sesto Fiorentino sono una drammatica conferma. Il caos contagi nelle residenze ha dimostrato palesemente a tutti che questo è stato l'anello debole della prima ondata del virus. Adesso però sarebbe folle se la Regione e le Asl dovessero ripetere quasi automaticamente gli stessi imperdonabili errori di programmazione e di gestione dell’emergenza. E’ fondamentale pertanto adottare ogni misura di prevenzione e controllo su chi entra nelle Rsa e prevedere subito la pronta sostituzione del personale delle Rsa che dovesse risultare positivo, anche con personale Asl, senza aspettare giorni e senza ridurre i servizi ed i controlli a causa della riduzione del personale in grado di lavorare a causa del contagio". E conclude: " Ha proprio ragione George Orwell “Per vedere cosa c'è sotto il proprio naso occorre un grande sforzo”, questa citazione la voglio dedicare al Presidente della Regione, Eugenio Giani ed al neo assessore alla Sanità della Toscana Simone Bezzini. Sono settimane che il sottoscritto e Forza Italia insistono nell’evidenziare come i contagi si stiano moltiplicando in modo preoccupante nelle Rsa Toscane per l'assenza di protocolli anti diffusione Covid-19 fra le mura delle suddette strutture, ma nessuno pare vedere e comprendere. La Regione non può restare inerme ad osservare la situazione e non deve dimenticare che spesso il virus entra in quelle strutture trasportato inconsapevolmente dal personale che vi lavora".