Pasqua in Toscana, i consigli di Sgarbi sui tesori da scoprire

Agriturismi: centomila persone a tavola in due giorni. L’aumento delle tariffe rispetto al 2022 non frena gli arrivi. E le prenotazioni sono da tutto esaurito fino ad ottobre

Firenze, 7 aprile 2023 – Via dalla pazza folla . Il segreto per godere al meglio delle meraviglie del patrimonio artistico delle nostre regioni? Poterle ammirare senza doversi sobbarcare lunghe code e soste a tempo di fronte ai capolavori custoditi nei musei più gettonati.

Il modo esiste, e anche una ricca gamma di alternative ai soliti circuiti turistici super inflazionati. A fornire preziose indicazioni ci pensa Vittorio Sgarbi, sottosegretario ai beni culturali, critico, scrittore e molto altro ancora.

Professore, può regalarci qualche chicca meno conosciuta, partendo dalla Toscana?

"La prima cosa, a Lucignano, nel Museo comunale, è l’Albero d’oro. Poco lontano da Arezzo si trova questo meraviglioso reliquiario alto 2 metri e 60 e realizzato in oro e argento, con i suoi dodici rami coperti da foglie decorate e piccole teche contrassegnate da medaglioni destinati a ospitare miniature e cristalli di rocca: realizzata tra il 1350 e il 1471".

Vittorio Sgarbi
Vittorio Sgarbi

Passando all’Umbria?

"Fra gli itinerari inediti alla scoperta dei tesori sconosciuti e delle bellezze nascoste dell’Alto Orvietano consiglio di dirigersi verso Montegabbione e qui, nella frazione di Montegiove, trionfano le architetture visionarie e surreali de la Scarzuola, la città -ideale ideata dall’architetto milanese Tomaso Buzzi, con scenografie che si avvolgono l’una sul’altra tra passaggi labirintici, scale, camminamenti a spirale, anfiteatri, colonnati, torri".

Un luogo che la affascina e che ha descritto anche nel suo «Viaggio sentimentale nell’Italia dei desideri» (Bompiani)...

"Ho voluto raccontare le mie scoperte più impressive degli ultimi decenni, fra cui la Scarzuola, in Umbria, l’incompiuta città ideale di Tommaso Buzzi. Uno dei luoghi dimenticati del nostro Paese, per questo belli".

Nel suo volume figura un’appendice, ricchissima, «Estasi liguri». Suggerimenti?

"Partendo da La Spezia, il museo Lia: un piccolo Louvre creato dal collezionista Amedeo, che ha regalato al Comune le opere della sua collezione. Ingegnere di origini pugliesi, Lia si trasferì a La Spezia nel 1949, già ufficiale della Marina Militare: oltre che un brillante imprenditore, è stato un grande appassionato di cultura e di arte. Ebbe la capacità, grazie a una non comune passione per il bello, di collezionare un imponente ed importante numero di dipinti, miniature, sculture e oggetti preziosi e significativi per la storia dell’arte italiana ed europea che hanno dato vita al museo ritenuto tra i più importanti in Italia per i dipinti tra Duecento e Quattrocento".

Restando in Liguria?

"Esiste un luogo meraviglioso a Savona, città legata al Rinascimento, dov’è contenuto un capolavoro di Vincenzo Foppa, artista caposcuola della pittura lombarda del Quattrocento. Nell’ Oratorio di Nostra Signora di Castello si impone il grandioso polittico di Vincenzo Foppa e Ludovico Brea del 1490, sopravvissuto alla distruzione dell’antica cattedrale del Priamar. Un dipinto meraviglioso. Ma c’è un altro luogo che merita assolutamente una visita".

E sarebbe, professore?

"Vicino a San Remo, si trova L’Adorazione dei Magi del Parmigianino, tavola trafugata dalla chiesa di San Domenico a Taggia nel 1996 e recuperata, anche grazie al mio intervento, nel 2003. Fu Roberto Longhi, dopo due anni di studio, con la conferma di Bernard Berenson, a riconoscere nell’autore il grande artista parmense, Francesco Mazzola detto il Parmigianino. Un dipinto difficile, misterioso e sfortunato, rimasto nascosto nel convento fino agli anni ’50 con un’attribuzione errata".