AGLIANA (Pistoia)
"Dobbiamo batterci affinché sia riconosciuto il reato di omicidio sul lavoro. Perché la prima cosa necessaria per fermare le stragi è fare giustizia". L’appello arriva da Alberto Orlandi, il fidanzato di Luana D’Orazio, che il 3 maggio 2021 perse la vita (a soli 22 anni) schiacciata dall’orditoio a cui lavorava, in un’azienda tessile pratese. Orlandi è intervenuto in un evento organizzato dal comune di Agliana in seguito alla gravissima tragedia di Firenze, durante il quale sono state annunciate iniziative mirate a rafforzare la sicurezza sul lavoro coinvolgendo le imprese, non solo per far rispettare le normative ma anche per innescare un cambio culturale. Un impegno lodevole sul piano locale, quello portato avanti dal primo cittadino aglianese Luca Benesperi e dal consigliere delegato alla sicurezza sul lavoro Alfredo Fabrizio Nerozzi, ma che dev’essere accompagnato da un cambio di passo a livello legislativo.
"Chi ha manomesso un macchinario causando una morte può continuare a lavorare e non andare in galera – attacca Orlandi –. È di 10.300 euro la multa fatta all’azienda dove è morta Luana. Con queste sentenze le vittime vengono di nuovo uccise dalla legge. Se ci penso mi vengono i brividi e sale la rabbia – aggiunge –, perché Luana non si è sentita male. È morta per schiacciamento della cassa toracica perché il macchinario non aveva protezioni. Queste non sono morti bianche e per questo dobbiamo batterci per il riconoscimento degli omicidi sul lavoro nel nostro ordinamento".
"Certo, ci sono tante ditte regolari – mette in chiaro –, ma chi sbaglia non deve più avere la possibilità di mettere a rischio la vita delle persone. Anche questa è una guerra, che in Italia viviamo tutti i giorni. Ma penso ancora che anche dal basso si possa contribuire a cambiare la storia". Inevitabile un passaggio su quanto accaduto al cantiere dell’Esselunga di Novoli: "Esprimo cordoglio alla famiglie degli operai vittime di questa strage enorme che non doveva accadere. Ma se è accaduta – osserva – è perché non c’erano le condizioni di sicurezza, come non c’erano per Luana che ci è stata portata via. Lei tre anni fa è diventata un simbolo – conclude amaramente –, purtroppo non è bastato per fermare le stragi".
Alessandro Benigni