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La voglia di stare insieme: "I ragazzi non sono solo social. Bisogna dosare il digitale"

Parla il professore di S. Giovanni Valdarno anche blogger e speaker: "Guai demonizzare. Ma i giovani devono acquisire competenze per non farsi risucchiare dalle piattaforme online". .

La voglia di stare insieme: "I ragazzi non sono solo social. Bisogna dosare il digitale"

La voglia di stare insieme: "I ragazzi non sono solo social. Bisogna dosare il digitale"

Meno cento giorni, da oggi sono già 99, all’esame di maturità. Un giro di boa che traghetta gli studenti verso il periodo più stressante. Il tempo comincia a stringere. Ma prima di buttarsi a capofitto sui libri, c’è un rito da assolvere: i festeggiamenti per il conto alla rovescia. Abbiamo chiesto al professor Alessandro Bencivenni, classe 1980, docente di ruolo di lingua francese ai licei Giovanni da San Giovanni, di San Giovanni Valdarno. Appassionato di informatica e tecnologia, nel 2012 ha aperto il suo blog ProfDigitale.com, e successivamente il suo canale YouTube, per diffondere la tecnologia educativa.

Professore, come hanno festeggiato i suoi studenti?

"Alcune alcune classi erano effettivamente sguarnite. Mentre ai miei tempi ci limitavamo a rimanere nei dintorni, i miei ragazzi sono andati a Viareggio...". C’erano quindi anche i giovani del Valdarno ieri in Versilia. E siccome l’evento cadeva di lunedì...

"Molti hanno pensato di abbinarci un fine settimana lungo al mare, quindi festeggiando anche i 101 e 102 giorni dalla maturità".

È l’occasione giusta per stare insieme nell’epoca dei social?

"I miei sono andati nell’ottica di festeggiare insieme il traguardo quasi raggiunto, per portare avanti un progetto comune".

La tradizione arriva dal 1840, dai soldati dell’Accademia Militare di Torino. Quasi due secoli dopo ha ancora un senso?

"Sì, se guardo a questa tradizione la vedo ancora con un obiettivo preciso, quello di stare insieme. Certo, quello che i ragazzi hanno fatto ieri lo avranno postato sui social, condividendolo. Ma i 100 giorni non li vedo finalizzati a questo. Non si partecipa per avere qualcosa da pubblicare, instagrammabile. I social ci sono, ma questa tradizione si vive ancora per essere presenti a un evento, nell’ottica di un’esperienza comune".

Quindi ai ragazzi piace ancora stare insieme anche fisicamente, e non solo virtualmente?

"Certo che sì. Dirò di più, lo step successivo è programmare il viaggio post maturità. Diversi andranno in vacanza insieme perché c’è voglia di continuare a condividere il tempo anche dopo l’esame".

I social hanno davvero sostituito le piazze in cui ritrovarsi?

"No, sono un’aggiunta. I ragazzi ancora si trovano fuori, escono; sono i luoghi di aggregazione a mancare. Ma se la mia generazione avesse avuto un modo per rimanere in contatto costante con gli amici lo avrebbe sfruttato. Noi avevamo il telefono".

Quindi i social vengono demonizzati a torto?

"I social sono un modo diverso di comunicare, che però deve essere seguito da parte degli insegnanti che hanno il compito di spiegare come si usano. È necessario farlo in modo corretto, rispettoso e senza incappare in pericoli. Detesto la definizione di ‘nativo digitale’. Termine che ha fatto più danni della grandine. Abbiamo dato una ’patente’ ai ragazzi pensando che fossero già competenti. Ma la verità è che i ragazzi hanno una familiarità con il digitale, non una competenza".