Vaccini, questione di civiltà

Il commento della direttrice Agnese Pini

Agnese Pini, direttrice della "Nazione"

PRESSPHOTO FIRENZE il direttore de La Nazione Agnese Pini; foto Mori - Moggi/New Press Photo

Firenze, 6 ottobre 2019 - Tutti hanno paura dei vaccini, io per esempio vinco da sempre i campionati del panico. Da piccola piangevo solo sentendo il freddo del cotone imbevuto d’alcol sulla pelle dell’avambraccio. Crescendo le cose non sono migliorate: ho smesso di piangere per ovvio pudore, ma la pur vaga idea della siringa mi fa chiudere lo stomaco, ed evito ogni contatto con qualsivoglia ago che non sia necessario. Ecco la parola magica: necessario. Perfino una razionalista come mia madre tremava di paura – così mi raccontò – quando dovette vaccinarmi contro il morbillo: le avevano parlato dei possibili effetti collaterali (se ne parlava anche all’epoca, ben più di trent’anni fa), e lei non ci dormì per un paio di notti. Ciò detto, non le passò per l’anticamera del cervello di evitare a lei e a me il supplizio.

Negli anni ‘80 le parole No Vax erano ben lungi dall’essere anche solo immaginate. Ora: l’ondata dell’antivaccinismo mondiale non è certo nuova, ma ieri mi ha fatto effetto leggere che in Toscana, nel 2019, sono più di 2mila i bambini che non hanno mai fatto alcun vaccino. È un numero che fa percentuale e statistica, e che non può essere liquidato come espressione dell’estremismo No Vax, quasi che i genitori di questi piccoli fossero alieni piovuti da Marte. Duemila bambini sono un villaggio, e allora occorre fare lo sforzo di capire che cosa vi sia dietro quest’onda anomala, e perché esista al punto da far dire al dottor Giorgio Garofalo: “Siamo tornati indietro di un paio di secoli”.

Chi sono, cosa pensano, come vivono i No Vax toscani? Andando a leggere un po’ di gruppi sui social network di mamme No Vax (inferocite contro la legge Lorenzin che impone l’obbligo dei vaccini per iscriversi a scuola) la parola che torna più spesso è “libertà”. “Lasciateci libere di decidere per i nostri figli”. L’equivoco nasce dal fatto che i vaccini sono diventati, nel mondo contemporaneo, un fenomeno d’opinione. Ma i vaccini non sono un’opinione, questo è il punto, e la libertà di chi predica l’antivaccinismo finisce laddove inizia la libertà di chi vuol tutelare la salute dei propri figli. I vaccini sono come le tasse: se le pagassimo tutti, vivremmo meglio tutti. E alla base c’è sempre una questione di civiltà.