Nuovo twitter e vecchie tv. Importante è poter scegliere

Gli scenari social

Elon Musk, l’imprenditore globale nei giorni scorsi ha concluso l’operazione Twitter

Elon Musk, l’imprenditore globale nei giorni scorsi ha concluso l’operazione Twitter

Firenze, 1 maggio 2022  - Elon Musk alla fine ce l’ha fatta: 44 miliardi di dollari per l’acquisizione di Twitter. È bastato l’annuncio a scatenare fiammate di indignazione pubblica, con conseguenti addii di utenti illustri e non: "Bye, bye Twitter". Ricordano quelli che annunciavano la dipartita verso altri lidi in caso di vittoria di Berlusconi o Trump alle elezioni. Forse è arrivato il momento di fare un censimento e capire a che punto siamo con gli expat.

I piani di Musk sono ancora da verificare, certo le idee buttate là dal signor Tesla - sempre a colpi di tweet - destano qualche serio interrogativo su che cosa diventerà Twitter. Come l’idea di identificare gli esseri umani a scapito di troll e bot, il che creerebbe molti problemi a chi ha bisogno dell’anonimato per esprimersi in Stati in cui la libertà d’espressione, tanto cara a Musk, non è garantita (citofonare Cina o Russia).

Il resto delle critiche però convince poco. Il problema è l’eventuale ritorno su Twitter di Donald Trump, che nel frattempo si è costruito un suo social media? Ma se è proprio questa gestione del sistema di micro-blogging ad aver contribuito ad alimentare il trumpismo, salvo togliere la parola all’ex presidente degli Stati Uniti quando faceva più comodo.

Viene da chiedersi se non si dia troppa importanza a Twitter e non abbastanza alle tv, specie in un Paese dei balocchi come il nostro. Quelle stesse tv che da settimane ci stanno propinando le autorevoli fesserie del professor Orsini, che conosce benissimo i meccanismi della comunicazione e sa che a ogni uscita televisiva deve spararla più grossa per garantirsi le puntate successive; non può uscire da questa eterno ritorno dell’uguale televisivo, da questo eterno ripetersi di una scemenza che si autoriproduce settimana dopo settimana. Non è l’unico, certo; è un meccanismo ben rodato con cui alcuni fenomeni da baraccone che campeggiano o hanno campeggiato in Parlamento hanno costruito una lunga carriera politica.

In questo Paese invecchiato male, di gente che cerca l’intrattenimento anche quando dovrebbe studiare (vale su tutto, dalla politica alla geopolitica), trovo più pericolosa la linea politico-editoriale di certe televisioni nazionali che non, per il momento, quello che farà Musk. Sono naturalmente pronto a ricredermi, per il semplice fatto che non attribuisco a nessun mezzo di comunicazione un valore salvifico. Meglio insomma il mercato. Se Twitter non funzionerà, cercherò altro. Se la tv sarà insoddisfacente, continuerò a non guardare certi talk show. Il che non significa assistere passivamente al dibattito pubblico. Il mercato può fornirci soluzioni alternative per i social media (un eventuale nuovo Twitter, migliore non solo di quello attuale ma anche di quello che verrà); per le idee che girano in tv invece serve uno scontro politico-culturale che non può contemplare l’indifferenza, perché pericolosa. Per questo è giusto e utile occuparsi di chi straparla in tv di fronte a milioni di persone, nella mancanza di sorveglianza informativa da parte di quei conduttori che non contestano le esternazioni, quantomeno ardite per non dire altro, di alcuni loro ospiti.

[email protected]