Firenze, 13 novembre 2022 - Al Pd in stato confusionale sulle date - congresso a marzo? A gennaio? Ah, saperlo - e sulla collocazione politica - con i Cinque stelle o senza? Ah, saperlo - manca oggi un Matteo Renzi di sinistra. Manca insomma una leadership, come quella che da Firenze partì nel 2009, dopo le elezioni a sindaco che dettero il via all’assalto alla diligenza, ma anche alla dirigenza, del Pd. Il primo a saperlo è proprio l’ex segretario ed ex presidente del Consiglio, che in Toscana sta cercando di scippare dirigenti e voti al suo vecchio partito. L’ultimo è il sindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Casini, appena passato a Italia Viva e fino a due giorni fa dipendente in aspettativa del Pd, con post dedicato dello stesso Renzi. C’è da dire che fin qui le cose non sono andate bene nemmeno nella culla del renzismo, per Italia Viva, dove lo conoscono bene. Ma non è sulle percentuali che Renzi sembra voler giocare questa nuova partita, come al solito al rilancio. Il leader di IV fin dai tempi del PPI e della Margherita è sempre stato abile nell’usare posizioni minoritarie come grimaldello contro gli avversari-alleati di governo in Provincia e in Comune (un tempo i Ds, oggi il Pd). Per Renzi è insomma un ritorno a casa, anche perché nel 2024 ci saranno le elezioni a Firenze e Italia Viva si sta preparando (a lavorare sulla competizione fiorentina c’è anche l’ex deputato Gabriele Toccafondi). Dario Nardella si sta proiettando verso il congresso dei Democratici (e deve sperare che non si tenga a gennaio, quindi in anticipo rispetto a marzo, perché il suo livello di popolarità oggi non è sufficiente per essere competitivo) e, forse, verso le elezioni europee. Resta tuttavia da capire quanto sia resistente il Terzo Polo, l’alleanza elettorale composta da Renzi e Carlo Calenda. Chissà come hanno preso le "aperture" di Renzi a Giorgia Meloni durante la fiducia in Senato dalle parti di Azione. Calenda ha detto che il discorso di Renzi in aula è stato "perfetto", ma probabilmente coltiva dentro di sé coltivi seriamente il dubbio che alla fine prima o poi l’ex segretario del Pd voglia fregarlo. Il tema della tenuta del Terzo polo riguarda anche simpatizzanti come Claudio Velardi: "L’alleanza tra Matteo Renzi e Carlo Calenda non può funzionare a lungo. Finora hanno gestito la convivenza con equilibrio, ma sono troppo diversi tra loro, per carattere, esperienze, profili", ha detto Velardi. "Tra i due c’è un evidente ‘non detto’, che genera smarrimento e confusione tra le tante persone che credono al progetto di una forza riformista e moderata. Le prossime assemblee di Azione e Iv non aiuteranno, perché creeranno due apparati che sarà poi impossibile unificare". In Toscana però potrebbe bastare il solo Renzi in agitazione politica a fare interdizione, in Comune a Firenze e in Regione. La cosa sorprendente è che dopo tanti anni i primi a sottovalutarlo sono sempre i suoi (ex) compagni di partito. pecore.elettriche@lanazione.net