La maturi(Tar)

Il commento

Firenze, 24 gennaio 2018 - Prima di tutto, correggiamo il nome. Non più maturità, ma più correttamente maturiTar. Una provocazione? Affatto. Una precisazione. Perché nessuno nega che il tradizionale esame di Stato esista, che gli studenti si presentino davanti a una commissione, e che vivano ancora l’emozione della vigilia, la notte prima degli esami. Ma ora abbiamo la conferma questo ha un valore relativo, perché poi arriva il Tar a dire l’ultima parola. O addirittura due, come nel caso dello studente pizzicato con le risposte nel telefonino, riammesso a settembre alle prove suppletive, e ora bocciato dal giudizio definitivo, quando lui è già iscritto all’Università.

Ordine e contrordine. Come accade in tanti giudizi, certo. Salvo che in casi come questo è legittimo aspettarsi che tra la prima e la seconda decisione intercorrano pochi giorni per avere una doverosa certezza sul proprio futuro. Invece no. A fine estate si concede la grazia temporanea a un giovane preso con le mani nel sacco, e dunque meritevole di tornare dopo un anno con la coscienza e il cellulare puliti. Poi lo si condanna quando la sua vita ha preso il corso che la stesso Tar gli ha consentito di avere. Sempre che il Consiglio di Stato non corregga la correzione, elargendo anche una laurea ad honorem per il danno subito.

Del resto, una studentessa di Lecce ricorse al Tar perché riteneva riduttivi i suoi 97/100, e il Tar alzò l’asticella a 100/100. In barba ai professori. Per farla breve. Guai se il diritto non potesse intervenire sempre e comunque. E i Tar sono i grandi manovratori (frenatori) di questo Paese. Ma guai a un diritto che diventa storto nei modi e nei tempi. Che si sostituisce a un’autorità con una matita rossa e blu che non gli compete. Promuovendo e bocciando a mesi alterni. Trasformando un Tribunale Amministrativo in un Tribunale Arbitrario.