Riforma della giustizia. I problemi di Nordio

Due interventi, molto forti, quelli proposti dal ministro contro i quali opposizione e Anm si sono già scagliate

Firenze, 11 dicembre 2022 - Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, questa settimana ha annunciato sfracelli e rivoluzioni. Almeno due sono parecchio rilevanti: l’introduzione di maggiori limiti all’utilizzo e all’impropria divulgazione delle intercettazioni e la separazione delle carriere dei magistrati, come avviene dappertutto tranne in Bulgaria, Romania e Turchia (e Francia, dove però i pubblici ministeri sono sotto il controllo dell’esecutivo). Due interventi, molto forti, contro i quali opposizione e Anm si sono già scagliate, con il solito ritornello della "guerra alla magistratura".

La separazione delle carriere viene vista come un attacco diretto alla magistratura e non, come dovrebbe essere, il tentativo di ottenere la piena applicazione del rito accusatorio e del modello del giusto processo. Nordio, ha detto il senatore Walter Verini, già responsabile Giustizia del Pd, in un’intervista a HuffPost , "con il senso politico, inquietante, di questa relazione, ha deciso di ricominciare la guerra politica e magistratura".

Come si vede, le parole di Nordio fanno discutere. Anche quando, parlando di intercettazioni, afferma che con la "diffusione selezionata e pilotata" sono diventate "strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica". Dalle procure, infatti, le intercettazioni finiscono magicamente sui giornali, anche o forse soprattutto quando sono penalmente non rilevanti. "Due interventi forti, orientati a una concezione solidamente garantista del processo penale e dell’ordinamento giudiziario, che impegnano l’esecutivo su alcuni temi cruciali", osserva Francesco D’Errico, presidente di Extrema Ratio, per il quale le proposte di Nordio sono tuttavia accompagnate da un problema politicamente rilevante: "La maggioranza seguirà il Guardasigilli? Oppure, come accaduto per il 434 bis (la cosiddetta norma anti-invasione ndr), introdotto in pieno contrasto con la sensibilità liberale del diritto penale propugnata dall’inquilino di Via Arenula, la sua prospettiva non verrà valorizzata?", si chiede D’Errico: "Non è un pregiudizio, ma un interrogativo fondato, che scaturisce dal drammatico esordio del governo in materia penale e dalle posizioni di molti nei partiti di governo. Speriamo che questa linea venga accolta e che il Parlamento tutto, opposizioni incluse, sappia ragionare e interloquire su temi di questa portata".

Il problema di Nordio, per il presidente dell’Unione Camere Penali Giandomenico Caiazza, è che "siede su un ossimoro esplosivo, che prima o poi detonerà: siamo garantisti sul processo – ama dire la Presidente Meloni, che pure è una donna intelligente – e giustizialisti sull’esecuzione della pena. Questa sì, una bestemmia, e staremo a vedere come il nostro Carlo se la sbroglierà".

Dalle opposizioni e dalle associazioni di categoria non arriverà alcun aiuto. Soltanto le solite accuse di voler fare non meglio precisati regali alle mafie o di voler "colpire la democrazia", come dice l’Anm. "Si tratterebbe semmai del contrario", osserva ancora D’Errico: "Permetterebbe tanto di applicare finalmente in modo rigoroso l’articolo 111 della Costituzione sul giusto processo quanto di fornire la linfa necessaria al rafforzamento e alla piena effettività del modello accusatorio", introdotto a fine anni ’80 dal codice Pisapia-Vassalli e da sempre poco gradito ai magistrati.

 

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