Firenze, 13 novembre 2022 - Non c’è dubbio che sia giusto fare una verifica di metà mandato, per ridare forza e slancio alla legislatura regionale firmata Giani. La Toscana ha bisogno, però, di certezze, non di polemiche. La settimana appena conclusa è stata caratterizzata dalla polveriera nella maggioranza che sostiene la giunta toscana. Italia Viva contro il Pd, il Pd contro Italia Viva. Insieme due anni fa (settembre 2020) vinsero una partita non facile alle elezioni regionali riuscendo ad arginare l’attacco del centrodestra (solo un antipasto di quello che poi è stato fino al settembre scorso in Toscana). Adesso litigano. Un motivo una volta, un altro il giorno dopo; insomma c’è sempre terreno per marcare la distanza. E si accusano a vicenda. Poltrone, programmi. Visioni e prospettive. C’è stata la questione del Corecom, ora c’è alle porte quella del Difensore civico. La Toscana vale di più, molto di più di seggiole e nomine. Ne va del futuro di questa regione che annaspa. Il 2023 sarà un anno strategico perché ci sono gli investimenti del Pnrr da mettere a frutto, c’è da vedere come va a finire l’emergenza gas e materie prime, tenere accesi i riflettori su Piombino, chiedere certezze per le nostre infrastrutture ferme al palo, portare a termine il piano rifiuti innovativo e vedere come si sviluppa il progetto multiutility dei servizi pubblici. E bisogna essere dalla parte delle famiglie e delle imprese per non mollare. Su tutti i problemi uno appare primario: salvare la sanità pubblica. La forbice tra i cittadini che possono permettersi esami e visite specialistiche private e chi deve rimanere per forza attaccato al Servizio sanitario nazionale si sta allargando facendosi voragine. La Toscana, esempio di civiltà e patria del sociale, che cerca di non lasciare nessuno indietro, prima di tutto deve rialzare la testa. Con le polemiche non lo può fare. Con le idee e i programmi certi e definiti sì.