Draghi: l’Italia ce la farà. Magari avesse ragione

Lo scenario è inquietante. Non ci sono segnali incoraggianti.

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 28 agosto 2022 - Noialtri cioraniani - al culmine della disperazione quindi - vorremmo avere lo stesso ottimismo di Mario Draghi esibito al meeting di Rimini: "Tra poche settimane gli italiani sceglieranno la composizione del nuovo Parlamento, che darà la fiducia a un nuovo Governo, sulla base di un nuovo programma. A questo proposito: invito tutti ad andare a votare…

Sono convinto che il prossimo governo, qualunque sia il suo colore politico, riuscirà a superare quelle difficoltà che oggi appaiono insormontabili – come le abbiamo superate noi l’anno scorso. L’Italia ce la farà, anche questa volta". Magari ha ragione lui. Ma intanto segnalo che la tragica e comica campagna balneare durerà ancora un mese, e siamo ancora immersi nelle scemenze. Non solo: le liste elettorali testimoniano la fragilità dei partiti e dei leader, in combinato disposto con una pessima legge elettorale che regala alle segrete segreterie la possibilità di identificare chirurgicamente parte dei futuri parlamentari.

Matteo Renzi sa già chi sarà eletto in quota Italia Viva nel Terzo Polo (Francesco Bonifazi, Maria Elena Boschi, tra gli altri), Beppe Conte si è costruito un listino di 15 futuri deputati e senatori che ha fatto approvare a colpi di maggioranza pavloviana su Internet. Il centrodestra ha gente che non sa che cos’è un rigassificatore epperò lo usa come “argomento” per far campagna elettorale. Vedi Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia, ufficiale di collegamento con la Lega, capolista degli italo-forzuti al Senato in Lombardia e in Puglia, nonché candidata in Piemonte.

Dice che i rigassificatori servono "subito" per "estrarre gas naturale nazionale e renderci indipendenti dagli approvvigionamenti dall’estero". Ma la funzione dei rigassificatori non è quella e basta farsi un giro su Google, se proprio non si vuole studiare. Il Terzo Polo candida nel Mezzogiorno persone che non c’entrano nulla con i programmi di Azione e Italia Viva, si pensi alla filo-putiniana professoressa di Caserta, Stefania Modestino, che si candida in nome di un non meglio precisato diritto di parola e di pluralismo.

Al che viene il dubbio di essere ostaggio di una classe dirigente non all’altezza dei tempi. La fine di un governo non è naturalmente un disastro, sono cose che possono capitare, ma la scadenza naturale della legislatura sarebbe stata la scelta migliore. Scelta, già, perché i responsabili del draghicidio li conosciamo (Conte, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi), nonostante abbiano passato le settimane successive a fischiettare. Il poco tempo a disposizione permette ai leader di dare il peggio di sé.

Tra chi sbarca su TikTok e chi sembra uscito da una pagina satirica di Facebook, la classe dirigente è caccia di voti a colpi di meme. Come Enrico Letta con le sue card (“Scegli”) diventate presto una parodia. Fra le varie cose che insegna la lettura di Topolino ce n’è una di comunicazione: le parodie si fanno sui grandi classici. Se l’obiettivo di una campagna elettorale improntata alla polarizzazione esasperata è diventare immediatamente una parodia e non già u n classico, mi pare che ci sia un problema politico più che di comunicazione. Ecco insomma che cosa appaiono queste elezioni, per dirla con Cioran: una finestra sul nulla.

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