Siamo un Paese che umilia le competenze

Medici e infermieri, gli eroi già dimenticati

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 7 giugno 2020 - Alla fine è andata esattamente come dovevamo aspettarci, al di là delle intenzioni, perfino delle migliori: ci siamo già dimenticati di loro, dei medici e degli infermieri, degli uomini e delle donne che chiamavamo eroi, che fotografavamo con la pelle del volto ustionata dalle mascherine, che celebravamo quarantenati dentro le nostre case mentre loro morivano per salvare noi. Travolta come tutti dalla frenesia ansiolitica della Fase 2, dai suoi problemi e dalle sue incognite, dalla vita che riprende ma rallentata e spaventata, pure io avevo finito per dimenticarmene.

Ci ho ripensato, ai nostri eroi, l’altra notte ascoltando quasi per caso su Rai Radio 2 l’intervista a Martina Benedetti, l’infermiera di Massa il cui scatto divenne virale: le guance consumate dai dispositivi di protezione, gli occhi stremati. Ve la ricordate, adesso? Gli occhi di Martina furono il tramite attraverso cui l’Italia prese coscienza per la prima volta, nelle settimane più dure del virus, del dramma umano e sanitario che si andava consumando nei nostri ospedali. E perfino l’immutabile mugugno social osservò se non un minuto almeno un secondo di silenzio di fronte a quella tragedia senza precedenti nella nostra memoria.

Ha detto Martina, l’altra notte: "Ci hanno chiamati eroi, io non mi sono mai sentita un eroe. Penso che noi non siamo eroi ma professionisti, non abbiamo i super poteri ma abbiamo le competenze. E le competenze devono essere riconosciute. Non è un mistero che i nostri stipendi sono tra i più bassi d’Europa". E allora non chiamiamoli eroi, ma diamo loro almeno quello che è giusto: il riconoscimento del merito, questo sconosciuto. Riempirsi la bocca di retorica non servirà a creare nuove professionalità, come ha detto Martina, e i bonus - arrivati o meno nelle tasche degli infermieri - non colmano il vuoto di diritti che si è andato creando negli ultimi anni.

Se stiamo sconfiggendo il virus lo dobbiamo alle capacità, alla preparazione, alla formazione. Questo ci ha mostrato il Covid-19: senza competenze l’umanità è fragile come un ramoscello. Non abbiamo bisogno di eroi, abbiamo bisogno di persone capaci e di una società in grado di valorizzare queste capacità. Riconosciamolo, riconosciamole.