La vera lezione? La politica deve cambiare verso

Oltre il voto

Agnese Pini

Agnese Pini

Firenze, 5 ottobre 2021 - Il premio “tweet del giorno” arriva da Siena, quartier generale di Letta, alle 16 e 40 di ieri, quando la metà delle sezioni scrutinate dà il segretario al 47% contro il suo diretto avversario, Marrocchesi, fermo al 37. Il tweet porta la firma di Lucia De Robertis, consigliera regionale toscana: in una foto si vede, insieme a lei, un Enrico sorridente in camicia azzurra arrotolata sui gomiti. Sopra, un cinguettio allusivo: "In serena attesa". L’aggancio con la celebre frase dell’antico rivale è manifesta, ma Renzi (che a Siena è alleato col Pd) è ormai lontanissimo, l’eco del beffardo affronto che nel 2013 decretò la fine dell’esperienza di governo di Letta - "Enrico stai sereno" - è il giurassico della politica italiana.

E il riscatto di otto anni di purga arriva per il segretario Pd alla fine della giornata, con il candidato Letta alle suppletive di Siena che vince con un onorevole 49,92%, e i suoi democratici trionfanti al primo turno in tre dei cinque Comuni più importanti al voto (Milano, Napoli, Bologna), al ballottaggio a Roma (dove Gualtieri conquista il 27%) e a Torino.

Che cosa ci insegna questo risultato? Non tanto che la strategia delle alleanze allargate di Letta ha funzionato e può funzionare ancora e meglio in prospettiva delle elezioni per il Quirinale e soprattutto delle politiche del 2023. Non solo che il M5S a guida Conte (che ne è da pochi mesi il capo politico, e che è stato il premier indicato e scelto dallo stesso Movimento) è entrato in una crisi profonda e forse irreversibile rispetto alle ragioni che nel 2018 ne decretarono lo straordinario successo, quello di una forza politica “contro”, indipendente e di protesta.

Soprattutto, il risultato di ieri ci dimostra come il centrodestra abbia un problema nella scelta della sua classe dirigente. E si sia impantanato, per definire i candidati, nella strategia per decretare chi tra Fratelli d’Italia e Lega avesse il diritto di guidare la coalizione. Il risultato è stato amaro. Il centrodestra ha sentito la mancanza, nella necessaria mediazione, del ruolo di collante di Berlusconi. Ma il centrosinistra non deve cantare vittoria: le alleanze auspicate da Letta (che punta a tenere insieme pentastellati, renziani e centristi) sono ancora tutte da costruire, mentre il dato da tener presente per ridimensionare entusiasmi o amarezze è l’affluenza. Mai stata tanto bassa, soprattutto nelle grandi città. Così la vera lezione di ieri è che i cittadini si sono stufati della politica. Almeno di questa.