L'anno di Greta: ha imposto la verità invisibile agli occhi

Il commento della direttrice della Nazione

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 31 dicembre 2019 Quando vi chiederete chi davvero sia Greta Thunberg, se un’icona o un’impostora, se una Giovanna d’Arco o una manipolatrice qualunque, quando dovrete dire la vostra su questa trecciuta e cocciuta sedicenne che ha segnato l’ultimo anno e chissà, forse quelli a venire, ebbene: non giudicatela dai suoi seguaci, ma dai suoi nemici. È dalla qualità delle accuse dei nemici che possiamo valutare l’uomo: in tal caso la donna.

Dicono di Greta che dovrebbe andare a scuola (anziché essere la guida di un movimento ambientalista planetario). Dicono di Greta che sia manovrata dalla lobby dei verdi (ma anche dal Kgb, dal Mossad, dalle scie chimiche), che sia burattinata dalla mamma (benedetta adolescenza). Dicono di Greta che sia malata: ha la sindrome di Asperger, dettaglio che ha rassicurato qualcuno, "poveretta", dicono. Dicono, su Greta, che abbia argomentazioni inconsistenti, "quella sciocca Gretina". Ora: forse Greta dovrebbe andare a scuola, essere più simpatica, cambiare look. Ma resta un fatto: in pochi mesi ha condizionato il pensiero di mezzo mondo su un tema, il cambiamento climatico, che stava sotto gli occhi di tutti senza che nessuno trovasse le parole giuste per raccontarlo. Lei le ha trovate in modo travolgente e non mediocre, a dispetto della mediocrità delle accuse che le vengono mosse. Niente di nuovo, i tribunali del popolo da millenni sono così: preferiscono, e salvano, i Barabba.