Gkn: salvare il principio è importante, ma non basta

L’Italia, le regole, lo sviluppo

I lavoratori Gkn esultano dopo la sentenza (foto Germogli)

I lavoratori Gkn esultano dopo la sentenza (foto Germogli)

Firenze, 21 settembre 2021 - Certo, direte, non è con i princìpi che si mangia. Inoltre, nel caso specifico, il rischio concreto è quello di illudersi. E di illudere. Però adesso è certificato quel che avevamo intuito da un pezzo, ovvero che avevano ragione loro, che avevano ragione i 422 lavoratori della Gkn. E sapere che un giudice ha riconosciuto il comportamento antisindacale di chi, di punto in bianco, voleva licenziarli, ridà forza e speranza a tutti quelli che credono nel principio di uguaglianza di fronte alla legge. In Italia non sempre è il più forte ad avere ragione. Ci sono delle regole, e le regole si rispettano. Non solo. Il giudice sostiene anche che informare sia una cosa incredibilmente seria. Significa condividere con i tuoi interlocutori tutti gli strumenti e le conoscenze che hai, in modo da cercare una soluzione praticabile, un punto di incontro.

Attenzione, però. Non è finita. Per quanto importante questa sentenza sia, non è grazie alle parole del giudice che potranno salvarsi i lavoratori Gkn e le migliaia di persone che in tutta Italia si trovano nella stessa situazione. È il magistrato stesso a certificare che il confronto è sì necessario, ma non vincolante. E senza perdere un minuto già ieri i vertici di Gkn hanno dichiarato di essere pronti a ripetere da capo, e da subito, l’intera procedura per il licenziamento collettivo. Il rischio delocalizzazioni selvagge resta dunque concretissimo, e la nuova legge allo studio per arginarlo non è che un primo, quasi timido tentativo di contrastarlo. Il resto dovrà farlo la politica, possibilmente quella con la p maiuscola.

Perché finché nel mondo continueranno a convivere sistemi fiscali diversissimi (c’è quello che quasi punisce chi produce e quello che premia solo i ricchi), finché il costo del lavoro in certe aree del mondo si manterrà ridicolo, fino a che burocrazia selvaggia e infrastrutture da terzo mondo continueranno a penalizzare che fa impresa in Italia, beh fino ad allora ci sarà sempre qualcuno pronto a scappare dall’altra parte del pianeta per far più soldi con meno fatica.