I giovani di Papa Francesco e Don Lorenzo

Il commento

Marco Buticchi

Marco Buticchi

Firenze, 18 giugno 2017 - A don Lorenzo Milani, la chiesa degli anni ’50 andava stretta: troppa distanza tra le istituzioni cattoliche e gli italiani. La nazione, in ginocchio, usciva dalla guerra e si gettava a capofitto nel futuro senza immaginare gli effetti della rivoluzione. Eppure, a mezzo secolo di distanza, gli insegnamenti del sacerdote fiorentino hanno il sapore di una missione redentiva concreta su un territorio difficile come quello dell’emarginazione e dei giovani meno fortunati.

Martedì 20 giugno, papa Francesco si recherà in visita a Barbiana, nel Mugello. Si inginocchierà sulla tomba di don Lorenzo Milani, raccolto in un istante di preghiera nella ricorrenza del cinquantesimo dalla scomparsa. Quella Toscana sarà una tappa nel percorso di papa Francesco, di ritorno a Roma dal nord Italia dove ha celebrato la figura di don Primo Mazzolari, partigiano e sacerdote dal passato assai simile a quello di Don Milani. Papa Francesco ci ha insegnato quanto profonde siano le sue azioni, anche le più semplici. 

Rendere omaggio a due sacerdoti scomodi negli anni della ‘caccia alle streghe’ è una delle chiavi di lettura del pellegrinaggio di martedì mattina. Ne esiste un’altra: Milani e Mazzolari hanno forgiato decine di ragazzi trascinandoli fuori dalla miseria e dalla paura.  Barbiana sarà per la prima volta testimone di un nuovo messaggio di papa Bergoglio denso di significati e riflessioni.

Papa Francesco mi piace. Mi piace quando ci sorprende facendo ciò che, nell’immaginario collettivo, un papa dovrebbe fare ma che nessun papa ha mai fatto. Mi piace quando mette al centro del suo messaggio il bene tra gli uomini e non dogmi difficili da comprendere. Chissà quante volte si sarà chiesto dove abbia sede il segreto dell’eternità. Provate a guardare un bambino, i bambini di don Milani e don Mazzolari. Osservatene i modi, i sorrisi. Guardateli negli occhi e capirete il più profondo dei segreti. Guardateli crescere: loro sono la nostra continuazione, il nostro avvenire, l’infinito. 

Francesco arriverà in Toscana anche per raccontarci quante speranze dobbiamo riporre in loro e quanto, lontano dai nostri egoismi, sia un dovere delle nostre generazioni regalare a chi verrà il migliore mondo possibile. Parlerà con lo sguardo che spazia sulla natura dolce del Mugello, modellata perché l’uomo possa continuare a far respirare l’anima a chi verrà dopo di lui, magica continuazione del nostro piccolo, personale infinito.