La siccità delle idee condivise

Pd tra l'Ulivo bis e Pistoia

Alessandro Tomasi festeggia dopo la vittoria elettorale (foto Acerboni/Fotocastellani)

Alessandro Tomasi festeggia dopo la vittoria elettorale (foto Acerboni/Fotocastellani)

Firenze, 19 giugno 2022 - All’indomani del voto amministrativo con conseguenti esultanze e depressioni e con immediati scenari resi attuali nella lunga volata della campagna elettorale delle Politiche del 2023 già iniziata, Gianni Cuperlo, membro della direzione Pd, ha cercato di sgombrare il campo sulle alleanze. "Poco meno di trent’anni fa l’Ulivo di Romano Prodi e i “Comitati per l’Italia che vogliamo” segnarono un cambio di stagione nel merito della proposta di governo e più ancora nel metodo con cui il disegno venne concepito e realizzato. L’intuizione di allora – unire in un’idea dell’Italia “da fare” l’impresa produttiva, il mondo del lavoro, l’arcipelago della cultura a partire da scuola, università e ricerca – si tradusse in una seria e faticosa azione di coinvolgimento e rigenerazione di un tessuto sociale (...). Credo che lo stesso dovrebbe accadere adesso. Davanti a noi abbiamo una decina di mesi per attrezzare un campo il più esteso possibile di alleanze sociali, culturali e politiche. La vera chance ancora una volta sta nel coinvolgere, rendere protagonisti pezzi di società oggi inascoltati e disaffezionati all’idea di una democrazia partecipata", ha scritto sulla sua pagina social. Tutto chiaro dunque, il percorso è tracciato. Macché. Lo dice chi il partito, leader del centrosinistra, lo conosce bene: Vannino Chiti, nell’intervista a ’La Nazione’ ha parlato del Pd come una "confederazione di correnti che non producono analisi e cultura politica ma costruiscono equilibri interni per dividersi incarichi. Siamo per lo più dentro le sole istituzioni. Così tradiamo le nostre ragioni e i nostri obiettivi".

Certo è che se il Pd pensa solo a mettere insieme sigle e partiti per battere l’avversario del centrodestra, non va da nessuna parte. Strategia dal fiato corto. Così pure se resta ostaggio delle correnti e dei posti (ridotti) in Parlamento da spartirsi tra le varie componenti. Ha dieci mesi per svoltare sennò arriverà alle elezioni con un’accozzaglia di finte intese, non con una vera sinergia di idee condivise. Pistoia, per la seconda volta, insegna.