Se il cemento di un’alleanza è la debolezza

Il Pd, i 5 Stelle e le Regionali

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 19 luglio 2020 - E così, alla fine, pentastellati e democratici hanno trovato la sudata intesa, ma a caro prezzo e solo in una regione sulle sette che andranno al voto a settembre: la Liguria, con la controversa candidatura di Ferruccio Sansa e i relativi mal di pancia del ministro Di Maio, proprio nei giorni in cui ricorre tra l’altro l’esatto anniversario di una delle sue frasi più citate (e rinfacciate). «Mai col partito di Bibbiano», riferito al Pd, disse l’allora vice premier: era il 18 luglio 2019.

Nei 367 giorni che ci separano da quella frase è successo come sappiamo di tutto, e cioè: con il partito di Bibbiano i 5 Stelle ci hanno fatto un Governo perennemente in bilico ma tuttora in carica e ben intenzionato a durare. Eppure la sensazione è che questa non lunga ma certo tormentata storia d’amore tra il Movimento e il Pd non riesca a trovare lo spazio – politico, culturale, o semplicemente opportunistico – per fiorire anche al di fuori dell’agone nazionale. L’unico altro tentativo di unione andato in porto finora è stato alle elezioni per il governatore umbro, lo scorso autunno, con gli esiti non lusinghieri che ricorderete (vinse con il 57,5% la leghista Tesei, mentre la coalizione giallorossa si fermò al 37,5%). Anche in quel caso, così come in Liguria, democratici e pentastellati partivano in una posizione di svantaggio.

In Umbria i Dem uscivano massacrati dalla bufera giudiziaria sulla sanità che aveva travolto la giunta di centrosinistra. In Liguria il governatore in carica Toti, pur con una gestione dell’emergenza Covid non brillante, si ricandida per il centrodestra con il vento in poppa del favorito, complice anche un Pd locale da tempo litigioso e diviso.

Ora: le alleanze che si fondano sulla reciproca debolezza non sono mai un bel segnale, ma se riempite dei giusti contenuti possono diventare un utile banco di prova anche per la coalizione nazionale. Il Governo questa settimana ha incassato il primo vero successo politico chiudendo il dossier Autostrade grazie alla mediazione del premier Conte, che è riuscito a calibrare le richieste più oltranziste dei falchi pentastellati con la prudenza di piddini e renziani. Ma le questioni aperte e irrisolte sul tavolo restano moltissime, a cominciare dai soldi del Mes e dal veto grillino, una questione che sta assumendo contorni ormai imbarazzanti anche in Europa. E su cui prima o poi dovrà aprirsi un’inevitabile resa dei conti. © RIPRODUZIONE RISERVATA