Promesse al vento

Il commento

Firenze, 7 febbraio 2018 - Su immigrazione, fisco, pensioni, lavoro, scuola, famiglia, i partiti in campagna elettorale sfornano slogan e promesse di dubbia realizzabilità mentre se ne guardano bene dall’affrontare il nodo gordiano della crescita del Paese: la semplificazione legislativa e amministrativa.

Nella triade costituita dall’elefantiasi burocratica, dal ritardo digitale e dall’esoso costo del lavoro va rintracciato il virus che infetta il «sistema Italia» e gli impedisce di veleggiare verso lidi migliori. Rete Imprese ha stimato in 33 miliardi di euro all’anno i costi della burocrazia e ha dimostrato, cifre alla mano, che l’overdose di adempimenti riduce del 39% il profitto lordo delle imprese.

Tra le pratiche più farraginose e gravose quelle fiscali, la gestione delle paghe, i rapporti con gli uffici degli enti locali. Per di più, nella pubblica amministrazione, cresce la «burocrazia difensiva», figlia della paura di agire per paura di sbagliare. La soluzione sarebbe la digitalizzazione, ma l’Italia, stando ai dati della Commissione europea, è venticinquesima su ventotto nell’attuazione dell’Agenda digitale. Ancora pochi i certificati online, anagrafe unica in ritardo, servizi in Rete scarsi.

E poi c’è il costo del lavoro, che strozza la competitività delle imprese e che nel 2018 sta aumentando, anche a causa della riduzione delle agevolazioni contributive. Con meno lacci e lacciuoli, evitando la sovrapposizione di norme spesso in contrasto tra loro e investendo più risorse nella formazione e nella banda ultralarga, il Paese ripartirebbe sul serio.

Ci vorrebbero quindi scelte strategiche e pianificazioni di medio-lungo periodo. I partiti, invece, preferiscono parlare alla pancia degli elettori, puntando sull’oggi e ignorando il domani, alimentando quel contagio emotivo che fa a pugni con la ragionevolezza.

* Ruben Razzante è docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano