La croce scacciapensieri

Il commento

Firenze, 1 febbraio 2018 - Uninominale alla Camera e al Senato ma anche plurinominale che vuol dire proporzionale per entrambi i rami del Parlamento. Voto disgiunto, vade retro... ma non era stata una conquista per abbinare quel candidato che ci piace tanto e partito a cui non possiamo dire di no? Non è più possibile.

E i collegi non erano pari pari il territorio provinciale? Macché. Un Comune può trovarsi ‘a casa’ e quello accanto insieme a comuni a centinaia di chilometri di distanza. Il ritorno alle preferenze tanto sbandierato come rapporto diretto tra eletto ed elettore? Illusi: quattro nomi scelti dai partiti per il proporzionale; passa il primo a seguire gli altri, ma ci vuole una valanga di voti per scalare le posizioni.

Insomma cosa diranno la casalinga di Serravalle Pistoiese, la nonna di San Giorgio a Colonica, il pensionato di Montemerano, ma anche il diciottenne di Castelnuovo Magra? Ci vorrebbe un manabile di educazione elettorale solo per districarsi nel labirinto delle istruzioni per il voto del 4 marzo prossimo. Il Presidente della Repubblica Mattarella pochi giorni fa a «Famiglia Cristiana» si è detto molto preoccupato del partito degli astenuti: «Nessuno deve chiamarsi fuori o limitarsi a guardare». E ancora: «L’Italia ha una tradizione di ampia partecipazione. Una sua forte diminuzione costituirebbe il sintomo di un indebolimento della fiducia nelle istituzioni e quindi uno stato di salute meno florido della democrazia».

Il pericolo è forte e preoccupante: astensione al 30 per cento. Forse il maggior ‘partito’ che potrebbe uscire dalle urne. Certo le regole del gioco non aiutano: la nuova legge elettorale, il «Rosatellum», complica eccome. I partiti si dovrebbero mobilitare per far conoscere il copione a cui si va incontro. Ci vorrebbe un porta a porta come quando i ‘compagni’ la domenica mattina distribuivano l’Unità o ai tempi d’oggi una mailing list universale, un whatsapp global-nazionale, un video virale su Youtube. O se tra i vari leader si rincorreranno solo promesse, come ha spiegato ieri il professor Alessandro Chiaramonte affidiamoci al buonsenso italico: «Il consiglio è di mettere la croce unicamente sul simbolo del partito». Con tanti saluti al «Rosatellum».