Parlamento
Firenze, 24 luglio 2022 - l teatrino dei politicanti per l’elezione del Capo dello Stato prima, il teatrino bis dei politicanti per l’addio a Draghi premier. Due messinscene che allontanano i cittadini dal Palazzo, gli elettori dalle urne.
Trent’anni fa a votare andava oltre l’80 per cento. Nelle culle della partecipazione, quali sono la Toscana e l’Umbria, queste percentuali in certi comuni erano anche maggiori. Adesso se va bene, come certificato dalle ultime amministrative, esprime il proprio diritto il 50 per cento.
Della perdita enorme di spinta a partecipare alla scelta di chi ci governerà si dovrebbero occupare proprio i partiti che sembrano sempre più sul baratro. Poco rappresentativi, avvitati su se stessi, legati a vecchie logiche di correnti e di sistema, scarsa lungimiranza e alla ricerca del consenso toccata e fuga, pronti ad identificarsi più su singole categorie (partite Iva, disoccupati, imprenditori etc) che sulla collettività di un Paese che deve contare in Europa.
A cosa stiamo invece assistendo? Le segreterie dei partiti, nelle nostre regioni, sono intente più a studiare la mappa dei collegi alla luce della riforma e del taglio dei parlamentari che a varare programmi che riguardino i temi più caldi di questa estate per far sì che l’autunno non sia bollente.
C’è la fila degli uscenti parlamentari che portano in dote al partito il proprio tesoretto di voti, c’è la voglia di provare a fare il salto a Roma per i nuovi dal curriculum immacolato. Cambia tutto intorno ai partiti, non cambia niente dentro i partiti.
Eppure una Commissione di esperti, istituita dal ministro D’Incà, ha preparato un libro bianco di oltre 200 pagine in cui, esaminando 19 democrazie occidentali, sono state fatte proposte serie e praticabili per favorire la partecipazione come il voto elettronico, l’orario dell’apertura delle urne e la possibilità di votare anche fuori residenza. Qualcuno ha pensato di mettere in pratica queste proposte?