Il mondo? Un posto migliore

Il commento del caporedattore de 'La Nazione' Luigi Caroppo

Luigi Caroppo

Luigi Caroppo

Firenze, 20 luglio 2019 - SPORT metafora della vita. Vita è i valori dello sport. Quante volte lo abbiamo detto. Non è retorica. E’ così. Lo insegnano la comunità sportiva di un gioco di squadra o il singolo giocatore, solo con se stesso, (come i tennisti, ad esempio): esprimono emozioni, manifestano sentimenti, offrono insegnamenti. Lo ha dimostrato Nole Djokovic, vincitore, solo contro tutti, di un’epica battaglia a Wimbledon domenica scorsa; lo hanno dimostrato le giocatrici statunitensi di calcio, trionfatrici al Mondiale del pallone. Giusto ricordarle e celebrarle per quello che hanno fatto certo, ma anche per quello che rappresentano. A New York, nei giorni successivi alla vittoria si è tenuta la classica «ticker tape parade», la parata per festeggiare il trionfo contro l’Olanda in finale. La co-capitana della nazionale statunitense di calcio è Megan Rapinoe. Lei, dichiaratamente gay, ha pronunciato un esemplare e applaudito discorso, diventato ben presto virale sui social. Eccolo. «Dobbiamo essere migliori, dobbiamo amare di più e odiare di meno, ascoltare di più e parlare di meno - ha esordito il simbolo della squadra stelle e strisce - È una responsabilità di tutti, di ogni singola persona qui presente, di quelli che non ci sono, di quelli che non vogliono esserci. Di quelli che sono d’accordo e di chi non lo è. Dobbiamo rendere il mondo un posto migliore. Questa squadra ha fatto un lavoro incredibile per caricarsi questa responsabilità sulle spalle, per capire il ruolo che aveva in questa società. Sì, siamo delle sportive, delle calciatrici, delle atlete, ma siamo molto più di questo. Anche voi lo siete, siete molto più di semplici tifosi. Non solo appassionati che ci seguono ogni quattro anni. Siete delle persone che ogni giorno escono per strada, impegnate nella vostra comunità». Responsabilità personale per il bene comune senza discriminazioni. Rispetto e speranza. Lo sport insegna.