Avanti un altro

Il commento

Firenze, 16 febbraio 2018 - La Cina ci vuole spiare. O almeno può farlo. E tutte le agenzie di spionaggio, controspionaggio e rispionaggio americane sono preoccupate. Fanno bene. Chissà quanti segreti militari e industriali nasconde una grande potenza come gli Stati Uniti. Dunque, ogni cautela di Washington è legittima, doverosa. Ma perché mai noi cittadini normali, degli Usa o di un’altra parte del mondo, non dovremmo comperare i cellulari made in Pechino? Per paura che qualche occhio a mandorla guardi da un microchip del nostro telefonino? Magari lo facessero anche loro, se già non lo facevano. Almeno avremmo la certezza che nulla e nessuno nel nostro mondo ha più a che fare con la privacy. E il nostro garante potrebbe finalmente dedicarsi a scovare quelli che non la violano, visto che tutti gli altri lo fanno.

Ragioniamo. Di cosa si sta parlando, se sulle nostre teste volano satelliti che in questo stesso momento possono sentire il ticchettio del computer che scrive. Se come esci in strada sei inquadrato da un numero di telecamere da far impallidire uno studio di Sky. Se a New York ha aperto poche ore fa un museo per aspiranti spie imbottito di ogni nuova diavoleria tecnologica? Se in Internet puoi comprare aggeggi per registrare qualunque telefonata da un altro cellulare? Se anche i grandi gestori ci spiegano che attraverso certi comandi vocali, le intelligence vanno a nozze per inserirsi, per captare. Insomma per spiare.

Allora, forza amici cinesi, dateci sotto anche voi, ammesso che siate veramente rimasti indietro, o che abbiate bisogno proprio di quella marca di smartphone per sapere dove sta muovendo la flotta americana. Da bravo regime comunista controlli anche noi comuni mortali. Violi la nostra privacy. Non sarà utile alle cyber guerre. Ma statene certi: ne sentiranno delle belle.