Spirito di servizio, questa l'eredità di Ciampi

Il ricordo dell'ex Presidente della Repubblica, di cui ricorrono i cinque anni dalla morte

Il prefetto Francesco Tagliente

Il prefetto Francesco Tagliente

Firenze, 15 settembre 2021 - Ricorrono i cinque anni dalla morte di Carlo Azeglio Ciampi, già Presidente della Repubblica, economista, banchiere, scomparso il 16 settembre 2016. La sua figura viene ricordata dal prefetto Francesco Tagliente, che collaborò con il Quirinale in qualità di dirigente di polizia.

Durante la Presidenza di Carlo Azeglio Ciampi (dal 13 maggio 1999 al 15 maggio 2006) Roberto Massucci ed io nella veste di dirigenti della Polizia di Stato eravamo in prima linea a garantire la sicurezza di tanti eventi ufficiali fino a giugno 2000 dalla Questura di Roma e fino al 2006 a livello nazionale dal Ministero dell’Interno.

In quella veste abbiamo vissuto, direttamente o indirettamente, anche l’attività della Presidenza della Repubblica instaurando con alcuni Funzionari del Colle rapporti di vicinanza personali e con alcuni anche di sincera amicizia. Penso al Prefetto Alberto Ruffo, che è stato un grande Consigliere per gli Affari Interni, al Consigliere Paolo Peluffo, portavoce del Presidente, al Vice Prefetto Costantino Del Riccio, colonna dell’Ufficio Stampa e a tanti altri.

Furono gli anni in cui Carlo Azeglio Ciampi, che poteva contare su un comunicatore formidabile come Paolo Peluffo, avviò la memorabile campagna di rivitalizzazione dei simboli della Patria, risvegliando negli italiani un sentimento patriottico che pareva sopito e individuando nel Risorgimento e nella Resistenza le radici del nostro sentirci “nazione”.

Da poliziotti abbiamo vissuto e condiviso quei momenti di alta passione civile, spontanei, fatti di gesti ed affetto al punto da considerare il Servizio verso la gente come un fattore di orgoglio e di grande privilegio. Erano gli anni in cui cogliemmo appieno l’importanza di essere servitori dello Stato e, per questo, interpreti dei valori condivisi, della domanda di sicurezza che sgorga dai cittadini, della speranza riposta in uno Stato forte ed equo.

Fu allora che capimmo, grazie al faro del Presidente Ciampi e ai suoi collaboratori, che per servire al meglio lo Stato avremmo dovuto fare di noi stessi degli educatori civici attivi all’interno della società, capaci di innescare fra i cittadini fiducia e certezza.

Capimmo, in una parola, l’importanza dell’ascolto che ti fa cogliere anche il rumore del silenzio. E non penso sia solo un caso che Roberto Massucci, oggi Questore di Livorno, abbia pensato di celebrare Carlo Azeglio Ciampi. Quella alta passione civile e di patriottismo spontaneo non è stata ereditata solo dai Funzionari di Polizia che ho menzionato, perché ha inciso sui comportamenti e il modo di pensare di tutti i Servitori dello Stato che in quegli anni hanno avuto il privilegio di avere contatti con gli Uomini del Colle.

Molti in Toscana ricorderanno che nel 2007 la Questura di Firenze grazie all’apporto di tanti bravi e appassionati amici ha potuto varare tantissime iniziative di promozione e divulgazione dei valori civici che hanno ottenuto il sostegno delle più alte autorità istituzionali del Paese.

Molti ricorderanno la celebrazione della Festa del Tricolore organizzata a Firenze nel 2009 con lo storico Michele D’Andrea e gli orchestrali della Banda musicale della Polizia di Stato, diretta dal Maestro Maurizio Billi, come la campagna per la promozione del decoro del Tricolore, anche con la sostituzione di tutte le Bandiere logore sugli edifici delle Questure di Firenze e di Roma e poi anche su tutti gli Uffici Pubblici della Città della Torre.

Grazie all'esempio e al processo di sana emulazione quella importanza di essere anche educatori civici attivi all’interno della società è stata colta da migliaia di Servitori della gente delle successive generazioni. E’ significativo al riguardo che l’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI) si sia dotata di uno Statuto che tra le finalità prevede proprio la promozione e la divulgazione dei valori, di simboli e del principi richiamati nella nostra Costituzione.

Oggi del presidente emerito Ciampi mi limito a ricordare la sua pionieristica e per certi versi rivoluzionaria campagna di comunicazione istituzionale incentrata sulla riscoperta e, vorrei dire, sulla riappropriazione individuale e collettiva del nostro patrimonio nazionale.

La parola “Patria” tornò a essere pronunciata ad alta voce, dopo decenni di oblio, e attorno ad essa fu ricostruita pazientemente, ma con solide fondamenta, l’architettura civica, onorifica e simbolica della nostra Repubblica. Tutti ricordano l’esortazione del Presidente ai nostri atleti di cantare ad alta voce l’inno nazionale per riaffermare la comune identità di un popolo che possiede un inestimabile patrimonio di civiltà e di storia.

Ma non mi limito al solo Canto degli Italiani e al Tricolore, elementi centrali del progetto che traeva dalla stagione risorgimentale le idealità per consolidare l’unità del Paese, riaffermando l’ineludibilità dei doveri e la garanzia dei diritti fondamentali, come mi ha ricordato in una recente conversazione Paolo Peluffo.

Il progetto coinvolse anche i luoghi della Repubblica, a partire dal Palazzo del Quirinale e dalla Piazza di Montecavallo, teatro del Cambio solenne della Guardia, del concerto di Capodanno e del brindisi della coppia presidenziale con i cittadini. Penso anche alla riapertura del Vittoriano, al ripristino della parata militare del 2 giugno, al rilancio delle ricorrenze del 25 aprile e del 4 novembre.

Penso ancora al rinnovo delle insegne dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana che, grazie alla drastica riduzione dei conferimenti avviata proprio dal Presidente Ciampi e proseguita dai suoi successori, ha riacquistato dignità e prestigio internazionali. Ricordo la riattivazione delle concessioni dell’Ordine della Stella della Solidarietà italiana (oggi Ordine della Stella d’Italia), anch’esso rinnovato nelle insegne, al rilancio delle medaglie di benemerenza, alla banca dati onorifica sul sito Internet del Quirinale.

Come ha ricordato Paolo Peluffo – «quando la Repubblica riconosce il merito dei cittadini, fa una cosa importante non solo per chi riceve l’onore, ma la fa anche per la propria lungimiranza e per la propria legittimazione sociale. Vuol dire infatti che l’istituzione in grado di uscire dall’isolamento, dalla separatezza con la società civile».

L’opera intrapresa in questo campo dal Presidente Ciampi è proseguita con il presidente emerito Napolitano ed oggi al centro dell’attività del presidente Mattarella, guida autorevole del Paese a cui tutti guardiamo con ammirazione e affetto.