Quei premi immeritati oltre le sbarre

La Nazione risponde ai lettori

Luigi Caroppo

Luigi Caroppo

Firenze, 17 luglio 2017 - Cara Nazione, anche noi in Toscana abbiamo il nostro criminale inafferrabile. Come accade in Emilia dove Igor è introvabile, da Volterra, come letto sulle nostre cronache, è fuggito un ergastolano in permesso premio. C’è qualcosa che non va se viene dato un premio a uno che poi evade.

Gino Serafini

Gentile signor Serafini, che il sistema carcerario non sia efficiente è sotto gli occhi di tutti e da molti anni ormai. Che la sinergia col sistema giudiziario mostri lacune è altrettanto evidente. La vicenda dell’ergostolano non più rientrato nel carcere di Volterra è esemplificativa. Era stato premiato con una uscita di dieci giorni per buona condotta. I primi giorni tutto ok, poi si è dato alla macchia. Ma nessuno ha controllato finché il carcere allo scadere della vacanza-premio non si è allarmato. Evidente che qualcosa nella filiera dei controlli non abbia funzionato. Forse adesso lui è in Francia o chissà dove. Fatto sta che la domanda è palese: ma era davvero da premiare? Le carceri dovrebbero essere luogo di pena e anche di rieducazione: ma quante svolgono questo compito e sono messe in grado di arrivare a questo obiettivo? Strutture inadeguate e sovraffollate, personale della polizia penitenziaria insufficiente: lo scenario consueto è questo. Il livello di civiltà di un Paese si dovrebbe misurare con la capacità di offrire, da una parte, certezza della pena e dall’altra di trasformare un detenuto in un uomo nuovo.