Sessant'anni senza Nespoli. Il portiere morì in uno scontro di gioco

Il 24 gennaio 1960 la tragedia in Olbia-Carrarese. Nespoli, appena ventiduenne, era nato a Sansepolcro, aveva giocato con i bianconeri, il Montevarchi e l'Arezzo prima di passare all'Olbia

Bruno Nespoli

Bruno Nespoli

Arezzo 25 gennaio 2020 -   Sessant’anni senza Bruno Nespoli. Il 24 gennaio 1960, Nespoli fu vittima di un grave quanto sfortunato scontro di gioco in Olbia-Carrarese, colpito involotariamente dall’attaccante Scamos della Carrarese. Nespoli, nato a Sansepolcro il 5 dicembre 1937, aveva poco più di 22 anni e dopo aver giocato con la squadra bianconera della sua città in IV serie nel 1955-56, aveva indossato le maglie del Montevarchi nel 1956-57 in Promozione, dell’Arezzo dal 1957 al 1959 in serie C, poi il passaggio all’Olbia in serie D visto che bella città sarda svolgeva il servizio militare. Era titolare con la formazione sarda, quella maledetta domenica d’inverno. Correva il 35’ del primo tempo quando Scamos nel tentativo di superare Nespoli lo colpì inavvertitamente e le conseguenze furono tragiche: frattura della base cranica con commozione cerebrale, Nespoli fu portato in ospedale ma morì poche ore dopo, quando era già il 25 gennaio. Allo sfortunato portiere dal 20 giugno di quello stesso anno venne intitolato lo stadio di Olbia e anche ad Arezzo c’è un campo sportivo, al Villaggio Dante che si chiama proprio Bruno Nespoli. Il 16 settembre 2018 è stata collocata una lapide in sua memoria allo stadio Buitoni di Sansepolcro, quello della sua città e dove aveva esordito. Sono passati tanti anni, appunto 60, ma il ricordo di Nespoli è ancora vivo e speriamo lo sia per sempre. Lo ricorda Giorgio Peruggia, memoria storica del calcio aretino, presidente onorario del museo amaranto: «Io e Bruno stiamo stati compagni di squadra due stagioni nell’Arezzo in C. Eravamo amici, lo ricordo come un ragazzo generoso, intelligente e credetemi, destinato a una bella carriera. Il primo anno giocò una partita sola, ma nel ’58-59 diventò titolare a soli 21 anni.Tra le tante belle gare, in particolare non dimenticherò mai quella di Lecce. Andammo in vantaggio, i salentini attaccarono senza tregua, ma Nespoli parò l’impossibile, capitolando solo alla fine». Quando successe la tragedia, Giorgio Peruggia giocava ancora con l’Arezzo: «Una notizia tremenda, morire in campo a 22 anni non è possibile ma ancora oggi mi ricordo che una volta Bruno mi disse che temeva di avere la vita corta, come un presentimento purtroppo diventato tragica realtà. E dire che a Zampolin, all’epoca segretario amaranto, dissi perché non avessero tenuto un giovane così bravo. Il destino ha poi voluto che due anni dopo giocassi con Scamos nella Carrarese».