Montevarchi, Gambale è il fornaio del gol

Cresciuto nella Lazio, si era messo a lavorare in una panetteria e pensava di smettere: ora il riscatto

Migration

di Giustino Bonci

"Ha il gol nel sangue", diceva di lui il presidente del Montevarchi Angelo Livi subito dopo la doppietta che il protagonista di una bella storia di calcio, Diego Gambale, aveva segnato ai rossoblù ora suoi colleghi di maglia, il 18 ottobre dello scorso anno nella Capitale, regalando i tre punti al Montespaccato. Una realtà sportiva presidio di legalità nel contesto urbano difficile della periferia dell’Urbe. Fisico prestante "alla Immobile", si era messo in luce facendo male ai valdarnesi proprio nell’ultima partita giocata dall’Aquila nel 2020 prima del ciclone Covid e dei rinvii a ripetizione per le positività di tesserati. Già seguito, peraltro, in precedenza dal sodalizio valdarnese, il centravanti che ha compiuto di fresco 23 anni e, soprattutto, ha messo in carniere la bellezza di 8 reti in 16 turni di campionato, fu inserito di diritto nella lista dei calciatori da prendere.

Quegli atleti di prospettiva che, sebbene debuttanti in Lega Pro, secondo il direttore tecnico Giorgio Rosadini e il tecnico Malotti, hanno le carte in regola per ritagliarsi uno spazio da protagonisti anche sulla ribalta del professionismo. E così è stato perché il ruolino di marcia di un ragazzo solare e che mantiene sempre la dote peculiare dell’umiltà, è di quelli da urlo.

La sua ex società, soprannominandolo Re Mida per la capacità di capitalizzare al meglio anche il minimo pallone toccato, lo aveva inserito nel progetto "Talento e tenacia", pensato per dare l’esempio ai giovani, spronandoli a lottare con le armi dell’impegno, del rispetto e del fair play, con l’obiettivo di emergere. Mai testimonial fu più azzeccato, perché le doti di Diego come atleta sono indiscutibili ed ha anche ampi margini di miglioramento.

Quanto ad essere tenace, poi, non ci sono dubbi, perché il capocannoniere attuale delle aquile è abituato alla fatica, anche duro. Al pallone, conclusa la lunga parentesi di otto anni nelle giovanili della Lazio, associava in Eccellenza, alla Boreale, il lavoro non certo agevole di fornaio, 5 ore ogni giorno, dal lunedì al sabato e poi le sedute di allenamento, dalle 19 in poi. Esperienze che servono a far dimenticare alla punta che segna gol a grappoli, il rimpianto per non essere stato confermato per la Primavera del presidente Lotito: "Sul momento – ha rivelato il numero 9 aquilotto ad un sito specializzato della C – avevo pensato di lasciare il calcio per la delusione. In famiglia siamo tutti della Lazio e il colpo era duro da assorbire". Ma Diego non molla, si diploma come ragioniere e la sua è una scalata continua. Lupa Roma, Boreale, Montespaccato, lasciando il forno per dedicarsi solo al calcio. Domenica prossima, da pedina essenziale di Malotti, guiderà i compagni al Manuzzi di Cesena, deciso a sfornare, lui che se ne intende, una nuova prova da bomber di razza.