Marinoni, l’aretino di Poggibonsi: "Non finirà pari"

Il direttore Confcommercio da difensore è arrivato fino alla prima squadra valdelsana: "Sono legato all’Arezzo di Mancini: calcio di alto livello"

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di Andrea Lorentini

"Dello stadio di Poggibonsi conosco ogni filo d’erba, ogni centimetro del campo e non solo. Dagli spogliatoi agli armadietti non ha segreti per me quel posto". Franco Marinoni, domenica avrà il cuore diviso a metà. Poggibonsi-Arezzo è la sua partita. Nato nella cittadina della Val d’Elsa, con la maglia giallorossa dei "leoni" ha fatto tutta la trafila delle giovanili indossando la fascia da capitano dalla categoria allievi fino alla Berretti. Difensore centrale dai piedi buoni, è arrivato fino alla prima squadra. "Sono stato aggregato al gruppo che faceva la C2 ma non ho mai esordito. Da li in poi ho proseguito nelle serie inferiori quando ho capito che non avrei fatto carriera e ho dato priorità agli studi. Però sono stati anni molto formativi e che ricordo con tanto piacere e anche un pò di nostalgia" – ammette il direttore di Confcommercio Toscana. Ad Arezzo si è trasferito nel ‘94 ed il legame con la nostra città è indissolubile. Può essere considerato un aretino d’adozione anche se da qualche anno vive Firenze. Marinoni, domenica avrà il cuore diviso a metà. "A Poggibonsi sono nato e ho trascorso trent’anni della mia vita. Il periodo degli studi che mi sono pagato giocando a calcio che era per me la cosa più bella del mondo. Ad Arezzo un’altra ventina d’anni con tante soddisfazioni professionali e quindi sono legato a questa città" Come finisce Poggibonsi-Arezzo? "Il pareggio non servirebbe a nessuno. Sarà una bella sfida d’alta classifica. Mi auguro che al fischio finale una delle due squadre possa proseguire nella corsa di testa. Per l’Arezzo è un obbligo visto che ha l’obiettivo di tornare in serie C. Il Poggibonsi è una neo promossa, ma che sta disputando un ottimo campionato" Che effetto fa vedere l’Arezzo in serie D? "Deprimente. Sopratutto se paragonato ad altre realtà rispetto alle quali Arezzo non ha nulla da invidiare e che addirittura militano costantemente in serie A. Mi auguro che la squadra possa tornare già alla fine di questa stagione in serie C e poi strutturarsi per la scalata alla B. La cadetteria è la dimensione giusta per una città come Arezzo". L’ultima serie B è stata sotto la presidenza Mancini. Che ricordi ha? "Era un’epoca quella nella quale il calcio ad Arezzo era protagonista che ricordo molto volentieri. Nel 2006 i playoff per la serie A furono mancati per un solo gol di differenza. L’anno successivo sulla panchina si sono alternati addirittura Conte e Sarri. Battemo anche il Milan in Coppa Italia con lo stadio gremito. Tante domeniche esaltanti. Merito anche di chi allora gestiva l’Arezzo, Piero Mancini. Senza la penalizzazione saremmo rimasti in B. Un vero peccato. In quel periodo abbiamo ammirato giocatori di alto livello". Quali erano i suo preferiti? "Essendo un difensore ho apprezzato molto i vari Pasqual, Carrozzieri e Ranocchia, ma in attacco c’era gente del calibro di Abbruscato, Floro Flores e Spinesi. Tanti di loro hanno poi fatto carriera anche in serie A, ma ce li siamo goduti per qualche anno".