La rinascita e il volo dell’Aquila Il tonfo del Cavallino

di Fausto Sarrini

Dieci anni fa, il Montevarchi dopo il fallimento era ripartito dalla Seconda Categoria, giocando in campetti di piccoli paesi o addirittura frazioni, ma da lì, da quelle "macerie" dove era sprofondata per gestioni insensate di personaggi improponibili, è cominciata la rinascita grazie a un gruppo di dirigenti del posto, appassionati e competenti che con pazienza hanno iniziato una lunga quanto formidabile rincorsa arrivando addirittura alla serie C, facendo sempre il passo lungo secondo la gamba. Oltre ai meriti della società, indiscutibili quelli del direttore tecnico Rosadini, del tecnico-ristoratore Malotti (grinta feroce, capacità e competenza), di un gruppo di giocatori con tanti giovani di valore. Ad esempio, ad Arezzo dove per l’ennesima volta il calcio è sprofondato, sapevano degli aretini Amatucci, Biagi e Lischi? E tra i grandi protagonisti il gambiano Jallow, attaccante che se affina certe doti può arrivare a livelli più che buoni.

Un sorpasso clamoroso quello del Montevarchi nei confronti dell’Arezzo, club da dieci anni in mano a non aretini, visto il disinteresse degli imprenditori del posto (ma non dimenticando che in passato, vedi la solidissima dirigenza Butali, non gli fu dato il tempo di lavorare) e questo anche prima del Covid, nei confronti non solo della squadra di calcio ma anche di altri sport. Eppure tante città o cittadine sono conosciute anche per avere club a certi livelli. Qui niente, solo amarezze e delusioni. E da Montevarchi arriva una bella lezione.