Di Grazia, giorno di grazia

Il piccoletto toglie i suoi dall’inferno. Ma l’Arezzo l’ha fortemente voluto

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di Salvatore Mannino

Di giochi di parole sull’eroe di giornata se ne possono trovare quanti se ne vogliono: Di Grazia baciato dalla grazia oppure Di Grazia fa la grazia. E forse quest’ultimo è il più adatto al piccolo (per il calcio di oggi) catanese che afferra gli amaranto ormai quasi sprofondati all’Inferno e li trae momentaneamente in salvo con un poderoso colpo di reni, pardon di testa.

Eh sì al 96°, ovvero sesto minuto di recupero, uno in più perchè l’extratime era cominciato in ritardo a causa di un infortunio in casa Legnago, l’Arezzo stava perdendo anche l’ultimo appiglio con la serie C: dieci punti di distacco parevano distanza incolmabile a due sole giornata dal termine per tornare agli otto della distanza play-out. Ma a volte i miracoli accadono anche nella vita reale, non solo in Pretty Woman. Basta crederci. E quelli del Cavallino, va riconosciuto, ci hanno creduto fino in fondo. Ecco allora il cross di Sussi e Di Grazia, che se avesse avuto un marcatore ben poco avrebbe potuto combinare, libero di insaccare solo soletto.

Sono quei momenti che non hanno prezzo e per tutto il resto c’è una famosa marca di carte di credito. Infatti, mentre l’arbitro fischia la fine senza neppure far riportare la palla al centro, gli amaranto fanno mucchio a bordo campo come se avessero vinto il campionato. Hanno ragione loro, perchè questo risultato se lo sono meritato con una garra degna dell’Atletico Madrid di Simeone, squadra che notoriamente punta molto sugli attributi.

Era partito male, l’Arezzo, quasi preso di sorpresa dall’avvio garibaldino del Legnago, deciso a liquidare subito la pratica salvezza. Altrettanto male avevano incassato il gol del vantaggio locale, siglato da Bulevardi lasciato troppo solo di colpire in mezzo all’area. Sì, d’accordo, c’era il rientrante Rolfini cui il quarto uomo aveva dato improvvidamente il permesso di varcare la linea e impadronirsi del pallone, ma niente toglie alla dormita difensiva.

Questa squadra però non è l’agnello sacrificale che ancora un paio di mesi fa, prima della cura Stellone, si sarebbe arreso al destino cinico e baro che lo condannava alla retrocessione. No, quest’Arezzo non è più il volgo disperso che nome non ha. E infatti si getta in avanti, con un gol annullato (Cutolo) e un colpo di testa fallito sotto rete (Carletti). Nella ripresa, la voglia matta cresce ancora, il Legnago vacilla sotto la pressione amaranto. Finchè proprio Di Grazia non indovina una punizione che forse entra e forse no, anche se l’arbitro tira dritto. Meglio così, a conti fatti, il pareggio all’ultimo secondo dell’ultimo minuto di recupero è ancora più bello ed entusiasmante, un’iniezione di adrenalina a una squadra che blinda il penultimo posto e i play-out, mentre spera ancora nel sorpasso dell’Imolese che le consentirebbe di evitare lo spareggio con gli avversari di ieri, i più tosti. Non c’è altro da dire. Per Di Grazia era davvero un giorno di grazia.