La Cava: "Arezzo, il mio piano di rilancio in tre anni: città da grande calcio"

L'imprenditore romano vive a Perugia ed è stato determinante per salvare gli amaranto. "Mi ha chiesto una mano Pieroni, credo a questo progetto"

L'imprenditore Giorgio La Cava ha rinunciato all'acquisto della Maceratese (foto Calavita)

L'imprenditore Giorgio La Cava ha rinunciato all'acquisto della Maceratese (foto Calavita)

Arezzo, 20 marzo 2018 - «Ho dato 100.000 mila euro per contribuire a salvare l’Arezzo, ma l’intenzione è di andare avanti e rilevare la società, confidando nell’aiuto di altri imprenditori, qualcuno anche aretino. Chiaro che dovrò passare dall’asta per la vendita del titolo sportivo». Parla Giorgio La Cava, nato a Roma nel 1963, ma residente dall’età di sei anni nel perugino.

Come mai questa intenzione di prendere il club amaranto? «Uno su tutte, il calcio è la mia grande passione, fin da bambino. Lavoro tantissimo ma almeno una passione ci vuole. Ho giocato a livello dilettantistico, fino alla Promozione, poi a livello societario sono stato nello Spoleto, ho avuto l’opportunità di avvicinarmi ad altri club, ma non c’erano le condizioni giuste, fino a pochi giorni fa quando Ermanno Pieroni, mio amico da tanti anni, mi ha chiesto di dare una mano all’Arezzo».

Continua La Cava: «Arezzo è una bella piazza, ci sono stati problemi enormi ma resto convinto che qui si possa fare calcio a buoni livelli e poi è vicino a casa. Mi interessa una società non troppo lontano perché altrimenti non ce la farei visti i tanti impegni di lavoro che ho fra l’Umbria e Roma nel campo immobiliare».

Con l’esercizio provvisorio è stato fatto solo il primo passo... «Diciamo che sono stati compiuti due miracoli, quello di evitare che finisse tutto come sembrava fino a pochi giorni e di rivedere l’Arezzo in campo. Di questo bisogna ringraziare soprattutto Orgoglio Amaranto. Ora c’è da sistemare la situazione in generale e cercare di acquisire la società quando sarà il momento. L’intenzione è un programma triennale e di avere un buon settore giovanile. Intanto posso dire che il curatore fallimentare mi ha fatto una buona impressione».

E in campo? «La grande speranza è che l’Arezzo si salvi e resti in C. Peccato che sabato in uno scontro diretto col Gavorrano, non ci saranno Moscardelli e mezza difesa. La squadra dovrà vincere anche col cuore e il supporto del pubblico».

Tocchiamo ferro, ma se dovesse andar male? «Sarebbe un dispiacere non restare fra i professionisti, ma se mi prendo l’impegno ripartiremo anche dalla serie D».

Conta in Pieroni, vero? «Certamente. Ermanno è un profondo conoscitore di calcio e di calciatori».

La squadra del cuore? «La Roma è la prima, poi il Perugia ma da ora tengo molto all’Arezzo».