Arezzo, l’uomo del Monte chiude la porta

Il savinese Massimiliano Magi è il preparatore dei ‘numeri 1’: "Il ruolo è cambiato radicalmente, lavorerò molto sul concetto di gruppo"

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di Luca Amorosi

Il savinese Massimiliano Magi farà parte dello staff tecnico dell’Arezzo dal prossimo 1° luglio: sarà l’allenatore dei portieri. Il suo legame con Arezzo è forte, tanto che in città ha sede anche l’Associazione tecnici portieri di calcio (Atpc) di cui è presidente.

La sua preparazione è notevole: patentino Uefa B conseguito nel 2015, corso da match analyst nel 2017 e poi Uefa C per allenare settori giovanili fino alla serie A nel 2019, quando ha preso anche il patentino come allenatore dei portieri per le prime squadre. Una formazione che ha convinto Giovannini e Indiani a puntare su di lui per la stagione 202223.

Magi, cosa significherà per lei allenare i portieri amaranto?

"Sarà una sensazione bellissima, perché ad Arezzo si parla di calcio ovunque tra città e provincia. È una piazza che ha fame di calcio e voglia di tornare dove merita. Prima di tutto infatti vogliamo riportare l’entusiasmo e la gente allo stadio coi risultati e col lavoro, perché il calcio è dei tifosi. In questo senso il ritiro in città ci aiuterà ed è una decisione che approvo, perché dimostra che c’è la massima volontà di creare una simbiosi che alla squadra non può che fare bene".

Un anno fa diventava campione d’Italia con la Primavera 3, ricorda?

"Certo, proprio lunedì ricorre l’anniversario esatto. Quell’anno non perdemmo una partita e sa perché? Perché curammo ogni minimo dettaglio, compresi i calci di rigore. Con Indiani sarà lo stesso, perché so che è un tecnico estremamente meticoloso. Il segreto è proprio questo: il lavoro paga sempre".

Ci parla della Atpc, l’associazione di cui è presidente?

"È stata costituita nel 2020 da me e altri quattro allenatori toscani con l’intento di veder riconosciuti i diritti degli allenatori dei portieri, che sono figure sempre più centrali all’interno di uno staff tecnico e sono tecnici a tutti gli effetti. Per poter ottenere il patentino specifico occorre infatti avere conseguito prima quello da allenatore. La nostra associazione rivendica questo e fornisce anche tutela legale e consulenza in materia".

Qual è il lavoro che l’attende da allenatore dei portieri?

"Fondamentale è concordare un programma di lavoro con il resto dello staff. Il calcio si evolve e ormai il portiere è sempre più inserito nei meccanismi della squadra, per cui non esistono più lunghe sessioni di allenamento separate dal resto del gruppo, bensì il mio lavoro è propedeutico per la seduta con tutto il resto della rosa. Mi confronterò quotidianamente con Indiani, Vettori e Pecorari, a partire dal primo giorno di preparazione, quando servirà anche cementare il gruppo".

Come?

"Occorre creare subito un clima sereno dove tutti sono trattati alla stessa maniera, a prescindere da chi sarà il titolare. Anzi, il secondo allenandosi bene durante la settimana fa la fortuna del primo e il terzo, capendo il suo ruolo e mettendosi a disposizione, fa la fortuna degli altri due".