"Ruggito" aretino al Festival di Venezia. I suoni di Bendinelli nel film di Castellitto

Il film "I predatori" vince il premio per la sceneggiatura. Si conferma il duo vincente del sound designer aretino e del montatore Gianluca Scarpa

Pietro Castellitto e Matteo Bendinelli

Pietro Castellitto e Matteo Bendinelli

AREZZO  17 settembre 2020 - «Demente, cosa parli ancora? Stai zitto...»: I Predatori travolgono la Mostra di Venezia, con un film che a sorpresa si porta via il Leone per la migliore sceneggiatura di Orizzonti. E travolgono anche il linguaggio, la prima «cifra» che traccia le divisioni profonde tra gli strati sociali. I coatti visti da loro, anzi visti da Pietro Castellitto, figlio d’arte ma già un premio di quelli che contano e pesano in bacheca. Suo e di una squadra vincente, tutti giovani, sbarcati in forze al Lido con le mascherine griffate e il papillon al collo. Tra loro un aretino ormai, a dispetto dello stile sempre pacato, «predatore» di successi. E’ Matteo Bendinelli, il re dei suoni. Una carriera partita da Roma, tra le curve del Tevere raccontate tra versi di gabbiani e colpi di remi in acqua, per il Sorrentino de «La grande bellezza». E che a Roma torna, passando da Venezia. «Dovevo contribuire a raccontare un film che è energia pura: spero di esserci riuscito». Mai coatto e sempre pacato, fazzoletto nello smoking del nonno Mario Bardi e non i capelli a spazzola già di per sè «predatori» di Castellitto. Ma una delle chiavi vincenti del film. I cigolii delle sdraio lungo la piscina, i colpi di un calcio balilla usato quasi come arma, le tornate al poligono di tiro, dove ogni sparo sembra voler distruggere non il piattello ma il modo. Un tappeto sonoro che Bendinelli srotola meticoloso sotto il film, pescando nel suo archivio, nella sua fantasia e in quella dei suoi collaboratori più fidati: Filippo Barracco e Marco Ciorba. Per non dire di Gianluca Scarpa, l’uomo del montaggio e compagno di Matteo in mille avventure. Fino ai tavoli del palazzo del cinema: la premiazione seguita, come i suoni, in presa diretta, l’urlo all’annuncio del premio a Castellitto. Un urlo da tenere in archivio insieme agli altri suoni, perché prima o poi potrebbe tornare utile. Ormai da anni Matteo è a Venezia quasi fisso, dal corto di Maria Chiara Venturini (altra aretina rampante) un anno fa all’ultimo film di Anna Foglietta, stavolta madrina della Mostra. Un curriculum già più lungo del red carpet, che pure non disdegna di calcare: un artigiano del cinema, di quelli che raramente vedi alla ribalta ma senti sempre. Tra versi di gabbiani e colpi di remo.