Arezzo, 12 giugno 2011 - E' qui che fa gli anni Arezzo Wave? Sì, è qui. Qui, sulla riva del fiume. Tra il ponte romanico che ha retto meglio sull'Arno all'impatto con la storia e con la guerra. E la riserva naturalistica che inanella curiosità per botanici ed etologi.
Sabato sera c'era perfino un'escursione, tra i segreti dell'Arno. Un'escursione per vedere le stelle e gustarsi il silenzio della natura. Con poche stelle, complici le nuvole in corsa, e niente silenzio. Eppure i due mondi si sono sfiorati e incrociati senza venire in collisione.
Il mondo del rock ha ritrovato se stesso. Soffiando le 25 candeline di un evento che qui è diventato grande ma da maggiorenne, come tanti dei nostri figli, se ne è andato in giro per il mondo.
Fino a Lecce, l'ultima tappa. E dal Salento arriva il gruppo che ha rinunciato al riposo del dopoconcerto pur di spegnere quelle 25 candeline. Loro, i Negramaro. Dai riflettori veneziani dell'Heineken ai colori caldi di Ponte Buriano.
Non c'erano tutti, non era una performance di quelle che ti permettono di carrellare su una vita di successi. Ma c'erano. E c'era il loro leader, Giuliano Sangiorgi, pizzetto al punto giusto, fronte spaziosa, la delicatezza di chi spazia dai ritmi attuali fino ai successi di Modugno.
E un nome che richiama un vitigno pugliese. E' il loro nome, nion lo fanno apposta. Ma ad Arezzo Wave diventa quasi evocativo: del prossimo viaggio. Sì, viaggiare, canterebbe Battisti, fino al Salento. E ritorno. Il ritorno che i fans di Arezzo Wave invocano e che stavolta hanno appena assaggiato.
Hanno assaggiato sulla riva dell'Arno, accarezzati dalla voce di Petra Magoni, una delle amiche storiche del Festival, insieme ai Mau Mau. Giuliano Sangiorgi canta, canta "Solo tre minuti", accompagnato dall'immancabile Andrea "Pupillo" De Rocco. Chiede tempo e di tempo lì la gente è generosa. Lo regala e se lo ritaglia volentieri.
Se lo ritaglia nel presente, regalandosi una serata sull'Arno e il bagno nella sua musica: Fausto Mesolella, Thank You For The Drum Machine, Mariposa. Se lo ritaglia nel passato, pescando tra i ricordi del Festival e insieme tra i propri.
La birra corre ma senza eccessi: forse perché i fans sono cresciuti, forse perché la gente non vuole stordirsi ma vivere e ricordare. Due ragazzi si baciano, tra un boccale e una scossa rock. Le dita si alzano. Qualcuno alza il medio, perché la goliardia ha le venature del rock, altri pollice, indice e mignolo, a mimare le corna del diavolo o la furia dei Litfiba.
Ci sono i giovani di oggi ma ci sono anche i giovani di ieri, mentre i Negramaro invocano i loro tre minuti. "Tre minuti, solo tre minuti per parlati di me". Gli stessi che la gente, innamorata del festival, ha l'impressione di vivere, perché ne vorrebbe molti di più. Ma quelli bastano, bastano a rivivere un'emozione, bastano a rimettere la sveglia per un possibile ritorno.
La Toscana che suona: la scritta campeggia dietro i gruppi, Lecce per due giorni è lontana. O forse è vicina, alle radici di quel Negramaro che è un vitigno ma insieme anche quel signore che sta lì a chiedere tre minuti. Solo tre minuti. Che sono già due, è già l'ultimo minto: nella canzone e nella realtà.
La notte di Ponte Buriano sembra non voler finire. E anche quando si spengono le luci del palcoscenico in tanti continuano a sostare, a cercarsi, a ricordare. Mauro Valenti, troppo magro per resistere in t-shirt all'umidità del fiume, si infila la felpa del 2005.
Forse la prima che gli è capitata. Forse quella che gli sta ancora meglio. O forse quella dell'ultima festa tranquilla. Non la felpa del 2006, l'anno delle valigie, l'anno del magone, senza Petra, ma anche l'anno che precede il tentativo di ritagliarsi un palcoscenico più grande. Più grande di Ponte Buriano, più grande di Arezzo. No, meglio la felpa del 2005, come certi sposi separati che nei sogni, o nella felpa, preferiscono scegliere l''anno delle coccole a quello dello strappo.
Sangiorgi alza la voce e alza il bicchiere. Solo un bambino nella folla sventola l'insegna del 2006, senza paure anche perché non saprebbe davvero di cosa aver paura. Una ragazza ha la maglietta tappezzata di scritte e non capisci dove finisca Arezzo e dove ricominci Wave. Forse cinque anni fa. O forse fra tre minuti, quelli che i Negramaro chiedono e Valenti afferra al volo, al calduccio della sua felpa 2005, prima di saltare sul primo treno per il Salento.
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