"Enrico Quarto", il re per una notte di Uberto Kovacevich

La nuova commedia con Riccardo Valeriani e gli attori della Libera Accademia e la regia di Kovacevich nel debutto al Pietro Aretino

Enrico Quarto

Enrico Quarto

Arezzo 1 maggio 2019 - Avevano avvisato tutti, stasera ci si diverte, si ride, si sta leggeri con la nuova commedia “Enrico Quarto”. E quando alla regia e sul palco c’è Uberto Kovacevich questo è una garanzia. Ma non lasciatevi ingannare, anche se si veste come un giullare, anche se interpreta la parte di un ladro impacciato, anche se si fa prendere in giro nella parte di chi proprio non capisce tutto subito, quando recita tiene tutti d’occhio, ascolta con attenzione che i “suoi” attori dicano le battute giuste e si muovano negli spazi indicati. Quando è sicuro di non essere osservato, perché gli occhi del pubblico sono altrove, diventa serio, attento, toglie la maschera. E’ un attore, un regista, ma è anche un docente della Libera Accademia del teatro e benché per tutti sia il “fratellone” Ubi, lui è la loro guida. A condividere quel palco con questa nuova commedia c’è un altro attore e amico storico, Ricardo Valeriani, chiamato a interpretare Enrico Quarto. Anche lui ha scelto la strada della comicità e spesso il ruolo dello sbeffeggiato di turno. Conquistano subito il pubblico, fanno simpatia, ci si aspetta questo, ma non dimentichiamo che sanno cambiare registro in un attimo e nelle parti serie e drammatiche sono davvero convincenti.

Si apre il sipario del “Pietro Aretino” sull’Enrico Quarto. Roba seria dunque? Non proprio, perché il signor Enrico di Quarto ha solo il cognome. E’ vestito da re perché è carnevale. E tra una battuta e l’altra, compreso un colpo in testa che per un po’ gli farà credere di essere veramente un re con regina, serva, cavaliere e corte, si scopre che il signor Enrico, ricco imprenditore che ama le imitazioni di Bombolo e si crede un provetto karateka è, come si dice, cornuto e mazziato. Sua moglie lo tradisce con chi ha deciso di estrometterlo dall’azienda e prendersi i suoi soldi. Tutti ridono alle sue spalle ma lui scoprirà la verità ribaltando i ruoli. Si ride, il racconto scorre leggero, le battute fioccano, gli attori sono bravi, tutti, con le attrici donne ben più scaltre degli uomini, agguerrite, sempre ponte alla zuffa. Sono Matteo Capacci, Lucia Cioncolini, Cristina Mugnaini con le scenografie di Maurizio Giornelli e i costumi di Maria Aparecida Rizzo. Ma c’è sempre quel sottile filo di amarezza e malinconia nelle commedie di Kovacevich, tra gag, imitazioni, citazioni che vanno dalla commedia dell’arte alla commedia all’italiana, c’è sempre quel personaggio un pò vigliacco e un pò opportunista senza fortuna, il “povero cristo” che sembra non poter ambire al riscatto. Li lascia sempre per sé questi ruoli, Uberto Kovacevich, come se anche ridendo quella povera umanità valga sempre la pena di essere raccontata.