Da Platoon alla "ciaccona" con i Virtuosi della Scala e il maestro Laffranchini

Per la prima volta ad Arezzo hanno riempito il teatro Petrarca lunedì sera. Tanti ragazzi del liceo musicale tra il pubblico. Due bis per una formazione impeccabile

Virtuosi della Scala

Virtuosi della Scala

Arezzo 13 febbraio 2019 - Il primo violino lo applaude come fanno i maestri d’orchestra impegnati a tenere in mano lo strumento: battendo la bacchetta o sul leggio o sulla gamba. Un gesto simbolico a quasi superfluo perché dalla prima fila di poltroncine del teatro Petrarca se ne vedeva benissimo l’espressione, i cenni di assenso, gli attimi con gli occhi chiusi per godere meglio l’esecuzione, il sorriso di compiacimento. Sì, perché quel solista al violoncello, che dopo aver suonato con loro si è esibito in un assolo come ringraziamento al pubblico che lo ha richiamato per il bis eseguendo l’adagio per archi di Barber, è il maestro Sandro Laffranchini, primo violoncello del teatro e della Filarmomica della Scala. Un bis che tutti in sala hanno riconosciuto come una delle musiche più belle del film “Platoon”, talmente bello da essere stato suonato anche ai funerali di Albert Einstein, John Fitzgerald Kennedy, Grace Kelly e del principe Ranieri di Monaco.

Il maestro Laffranchini ha suonato lunedì sera al teatro Petrarca con i Virtuosi della Scala, per la prima volta ad Arezzo, ospiti della stagione di “Arezzo Classica” del Comune di Arezzo, della  Fondazione Guido d’Arezzo, della Casa della musica e della Scuola di musica di Fiesole. A presentare la serata Rita Cucè, la responsabile per la musica classica, sinfonica e da camera della Fondazione, anche lei musicista che con la Scala ha più volte suonato, collaborato e inciso dischi e che ha ricordato come ad Arezzo grazie alla Scuola di musica di Fiesole ci sia il triennio universitario, praticamente un conservatorio. Da qui, come abbiamo detto più volte, la presenza di tantissimi giovani a teatro durante la stagione musicale, affollano i palchi, si salutano da un ordine all’altro, si scambiano di posto e si raggiungono per stare insieme, i primi ad alzarsi in standing ovation di fronte a questi maestri. Sembrano i ragazzi della “Compagnia del cigno” della fiction televisiva. Ma è tutto vero.

I Virtuosi della Scala, che si esibiscono senza direttore, sostituito dai cenni del primo violino, hanno portato uno dei loro cavalli di battaglia, Boccherini, interpretato in maniera intensa, potente, impeccabile, ma anche Mozart con la sinfonia n.5 in si bemolle maggiore che l’artista compose a L’Aia durante il Grand Tour della sua famiglia nel 1756 quando aveva solo nove anni. Le biografie dicono che Mozart si ammalò gravemente durante il suo soggiorno nei Paesi Bassi che probabilmente scrisse questa composizione durante la convalescenza. Laffranchini, con un violoncello Carlo Antonio Testore del 1730, e i Virtuosi hanno poi eseguito insieme il concerto per violoncello e orchestra n.2 in re maggiore di Haydn, il bis di Barber poi nella seconda parte, dedicata solo ai Virtuosi della Scala, la sinfonia n.10 di Boccherini e la sinfonia n. 29 di Mozart. Chiamati più e più volte da un pubblico che oltre ad essersi riappropriato del “suo” teatro, sta diventando sempre più caldo verso le stagioni teatrali e musicali, l’ensemble ha regalato come bis “La casa del diavolo” definita «la ciaccona che rappresenta l'inferno» dallo stesso Boccherini, una vera e propria danza infernale raccontata da scale di archi, corde pizzicate, dialoghi serrati tra gli strumenti. Ancora applausi, richiami, ovazioni per una serata che ha permesso di assistere a una esecuzione dalla perfezione cristallina. E luci accese in platea per i saluto finale.