Arezzo, 6 settembre 2012 - La storia di Vincenzo Rabito, cantoniere ragusano semianalfabeta la cui memoria nel 2000 ha vinto il Premio Pieve, è diventata un film documentario e sarà presentata oggi (6 settembre) alla 69esima Mostra del Cinema di Venezia.

“Terramatta”, questo il titolo della pellicola, farà tappa in anteprima nazionale anche a Pieve Santo Stefano. La sua proiezione sarà proprio uno degli eventi in programma alla 28esima edizione del Premio Pieve Saverio Tutino 2012. Il film si potrà vedere venerdì 14 settembre, alle 21,15, presso il Teatro comunale, nell'ambito della manifestazione promossa dall'Archivio diaristico nazionale.

La memoria di Rabito conquistò subito commissione di lettura e Giuria Nazionale del Premio e, a 12 anni di distanza, torna alla ribalta nello stesso palco dove era stata scoperta. E questa volta, oltre alle parole, ci saranno anche le immagini a raccontare la singolare vita, a tratti picaresca, del siciliano. Il film, il cui titolo per esteso è “Terramatta; il Novecento italiano di Vincenzo Rabito analfabeta siciliano”, è prodotto da Cliomedia Officina con Cinecittà Luce. La sceneggiatura è scritta da Chiara Ottaviano e dalla regista Costanza Quatriglio.

Imprevedibile, vitale, umanissimo Terra matta racconta le peripezie, i sotterfugi, le furbizie di chi ha lottato tutta la vita per affrancarsi dalla miseria; per salvarsi la pelle, ragazzino durante la Prima e poi della Seconda guerra mondiale; per garantirsi un futuro inseguendo (con «quella testa di antare affare solde all'Africa») il sogno fascista del grande impero coloniale in «uno miserabile deserto»; per arrabattarsi, in mezzo a «brecante e carabiniere», tra l'ipocrisia, la confusione e la fame del secondo dopoguerra; per tentare, a suo modo («impriaco di nobilità»), la scalata sociale con un matrimonio combinato e godere, infine, del benessere degli anni Sessanta, la «bella ebica» capitata ai suoi figli.

“La fatica nell’avventurarsi in quelle pagine – scrive Chiara Ottaviano, produttrice del film - è infatti ricompensata non solo da una narrazione avvincente, capace di far commuovere, indignare, ridere e sorridere, ma anche, e forse soprattutto, capace di aiutare a comprendere il passato del nostro Paese, quel Novecento che ha conosciuto così tante e profonde trasformazioni in Italia in Europa. Il punto di vista, di prepotente e a volte disarmante verità, è quello di un ultimo”.

La monumentale opera fu inviata in forma ridotta nel 1999 all'Archivio dei diari da uno dei tre figli di Rabito, che viveva a Sydney, per partecipare al concorso dedicato a diari, memorie ed epistolari. L'originale fu consegnato pochi mesi dopo: sette quaderni rilegati ,1027 "pacene", che affascinarono subito i lettori della commissione di lettura prima e della Giuria Nazionale poi. Dal diario è stato tratto nel 2007 un volume edito da Einaudi dal titolo “Terra matta”, curato da Luca Ricci ed Evelina Santangelo. “Cinquant'anni di storia italiana – ha affermato lo scrittore Andrea Camilleri parlando del libro - patiti e raccontati con straordinaria forza narrativa. Un manuale di sopravvivenza involontario e miracoloso”.