"Via la presidenza della Camera di Commercio senza alcuna battaglia"

I Popolari per Arezzo lamentano l’ennesimo impoverimento della città e la passività delle istituzioni

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Arezzo, 9 novembre 2018 - Arezzo rischia di perdere la presidenza della Camera di Commercio senza che nessuno abbia combattuto per mantenerla. I Popolari per Arezzo esprimono delusione per l’ennesimo impoverimento di una città che vedrebbe passare un ulteriore tassello alla vicina Siena, nonostante possa vantare un sistema imprenditoriale ed economico molto più forte e consolidato. Dal 12 novembre, infatti, la Camera di Commercio continuerà ad avere la sede legale e parte del management ad Arezzo ma dovrebbe essere presieduta da un senese, ponendo compimento ad un accorpamento decretato dal Governo Renzi che va a limitare ulteriormente la realtà locale.

I Popolari per Arezzo lamentano il fatto che questa situazione fosse nota da tempo ma che i rappresentanti politici del territorio e l’associazionismo non abbiano concretamente portato avanti una battaglia per il mantenimento della presidenza camerale finora ottimamente tenuta da Andrea Sereni, senza assumere iniziative per cercare di far valere la qualità e la quantità dell’imprenditoria aretina. L’ormai prossimo passaggio stride inoltre con la reale situazione dei territori: Arezzo ha un numero maggiore di aziende (oltre 8.000 in più di Siena) e una Camera di Commercio tra le più virtuose della penisola, oltre ad un polo fieristico che è tra i migliori del centro Italia ma che non viene adeguatamente difeso e valorizzato. «Innanzitutto ci congratuliamo con Sereni per l’eccellente lavoro svolto durante la sua presidenza - commentano i Popolari per Arezzo. - Dopo la perdita della soprintendenza e il depotenziamento della Asl, purtroppo la città potrebbe lasciare a Siena un altro importante pezzo di sé: numeri alla mano, la presidenza doveva rimanere ad Arezzo e doveva essere portata avanti una comune battaglia per mantenerla ma, ancora una volta, le lotte intestine e le divisioni politiche non hanno favorito un impegno condiviso per rivendicare e per far valere i numeri superiori. Tutto questo dà seguito ad una progressiva, sistematica e continua perdita di posizioni gestionali nelle strutture istituzionali sovra-provinciali».