Pd, parte la volata per il congresso: aspiranti parlamentari, segreteria, alleanza

Già in corso le grandi manovre che da oggi diventeranno anche la campagna verso le primarie. Viaggio dentro e fuori il partito

Andrea Orlando con Dindalini e Ceccarelli

Andrea Orlando con Dindalini e Ceccarelli

Arezzo, 19 marzo 2017 - E' come alla Milano-Sanremo: una volatona lunga quasi un anno in cui bisogna evitare di fare la fine di Peter Sagan, il grande favorito battuto al fotofinish dall’outsider. In palio, nella corsa che parte domani con le convenzioni, in sostanza i congressi di circolo che daranno il polso su come la pensa la base degli iscritti (qui sono in aumento e tornano a scavalcare quota 4 mila), ci sono la segreteria nazionale (è Renzi contro Orlando, col primo che qui ha uno dei suoi feudi), quella provinciale e persino due posti da parlamentare, che al massimo andranno in scadenza nel febbraio 2018.

Dal gruppone si sono già tirati fuori in tre: l’ex sindaco di Cortona Andrea Vignini, sconfitto alle ultime regionali, l’ex sindaco di Cavriglia Ivano Ferri e, buon ultimo, il vicesindaco di Fanfani, Stefano Gasperini, figura di spicco della ex nomenklatura Ds, che in extremis si è bruciato i ponti alle spalle e si è presentato ieri mattina alla presentazione di Mdp, il movimento dei democratici progressisti di Bersani ed Enrico Rossi.

Un addio che pesa, tanto più che due almeno degli scissionisti (Vignini e Gasperini) i democrats se li troveranno probabilmente contro alle politiche, candidati entrambi alla Camera, perchè i fuorusciti hanno bisogno di figure riconoscibili nella sfida di preferenze inevitabilmente destinata ad aprirsi a sinistra. DIREche il parterre degli aspiranti è già fin troppo affollato.

In casa Pd si comincia a fare i conti con i collegi dell’Italicum ridisegnato dalla Consulta, per scoprire subito che nella circoscrizione del sud (Siena, Grosseto e Arezzo amputata del Valdarno) il partito non eleggerà più di tre deputati, competizione ulteriormente complicata dall’alternanza obbligatoria uomo-donna. Con Siena che sulla carta ha più voti di tutti, gli spazi si fanno stretti per chiunque, compreso l’uscente aretino Marco Donati, di marca iper-renziana. A meno che il rampollo di una delle grandi dinastie cittadine non riesca a imporsi quale capolista, posto che, come si sa, vale l’elezione garantita.

E’ un’ipotesi, specie se Maria Elena Boschi, che si è reiscritta a Firenze e non a Laterina, si candiderà altrove e qui non verrà paracadutato un nome del cerchio magico come Luca Lotti o Dario Parrini.

Al Senato, lo scranno dell’uscente (ma ricandidabile) DonellaMattesini potrebbe allettare anche due colleghi di fede orlandiana come il segretario Massimiliano Dindalini o il potente assessore regionale Vincenzo Ceccarelli, se non riuscirà a farsi strada per il ruolo di governatore. Qualcuno già ipotizza un insolito ticket fra Donati e Ceccarelli che da opposte trincee non si pestano i piedi.

Nelle convenzioni degli iscritti, invece, le previsioni sono per una maggioranza renziana destinata ad ampliarsi alle primarie. Ma non è detto che il risultato si rifletta automaticamente sul congresso provinciale d’autunno. La sfida renziani-orlandiani riparte daccapo: sarà un ballottaggio Dindalini-Albano Ricci, astro nascente del giglio magico aretino?